Narva è una cittadina fondata dai danesi nel 1250, conquistata da Ivan il Terribile agli inizi del suo regno e persa alla sua morte per il re di Svezia che se la tenne fino al 1700. I 40 mila russi che cercarono di riprendersela vennero sconfitti da diecimila svedesi che difendevano la fortezza. Quattro anni dopo a Pietro il grande riuscì l’impresa e Narva rimase russa fino al 1918. Appena cadde lo zar, divenne capitale dell’Estonia indipendente, che i russi si erano costruiti una città distinta, Ivangorod, dall’altra parte del fiume. Nel 1944 i sovietici la rasero al suolo e se la ripopolarono interamente tanto che caduta l’Unione sovietica e tornata all’Estonia sulla base del trattato di Teusina del 1595, il 96 per cento della popolazione di Narva è ancora russofono.
Quanti abitanti ha Narva? Settantamila, parliamo di un villaggio praticamente, eppure per Putin è considerato fondamentale. Da quando attaccò l’Ucraina si è messo a sbraitare che anche Narva è Russia, dando per lo meno un’interpretazione discutibile della geografia politica dell’Europa. Di sicuro, sulla base della popolazione attuale parlano più il russo a Narva che a Karkiv, infatti a Karkiv la grande offensiva russa si è già spenta. Putin ha più o meno conquistato la periferia nord della città e Karkiv conta un milione di abitanti che i russi li odiano. Visto l’ennesimo disastro consumato sul campo, dove oltretutto potrebbero arrivare le armi che mancano, Putin si è messo a giocare alla simulazione atomica in Bielorussia. Mentre il premier estone Kaja Kallas, i russi l’accusano di “crimini contro la memoria storica”, ha tirato giù le statue di Lenin e i monumenti agli stupratori dell’armata rossa, vuole anche mandare i soldati in Ucraina. Per ritorsione, Putin ha inviato le sue guardie di frontiera a spostare i confini del fiume Narva. In pratica Lukascenko si è dovuto rimettere la mimetica da combattimento, e non ci entrava più e le boe luminose della Narva sono state tolte. Tallin è rimasta impassibile, invece è insorto il commissario dell’Unione Borrell. che ha parlato di una “provocazione inaccettabile”.
Da qui la domanda, se la provocazione è considerata inaccettabile, perché la si è accettata? Il commissario Borrell poteva telefonare al premier estone e chiederle di aprire il fuoco sulle guardie di frontiera russe che avevano rimosso le boe luminose e farle rimettere. Visto che Borrell è catalano e socialista poteva chiedere al presidente spagnolo di inviare subito un contingente militare a rinforzare il confine estone, oppure e meglio, convocare la commissione per dire che la misura è colma e che l’Unione europea non dovrà seguire la Francia con i soldati in Ucraina, ma certo in Estonia bisognerà pur schierarli, se la provocazione, appunto è considerata inaccettabile. Altrimenti l’impressione è che l’Europa al solito abbozzi e si rimetta alle chiacchiere, quando Putin fa fatti. La provocazione inaccettabile non è ovviamente la rimozione delle boe sulla Narva, ma i missili con cui da due anni Putin bombarda migliaia di civili nel Donbass. E gli europei stanno a discutere su come aiutare l’Ucraina, se bisogna darle le armi, ma che non sparino contro la Russia, perché come dice il ministro Tajani, mai l’Italia lancerà un missile, che non ha, contro la Russia. Putin si deve fare un sacco di risate ogni volta che gli portano le agenzie.
Quando la Germania nazista occupò la Renania, e Berlino sapeva che all’epoca con uno squadrone di cavalleria la Francia avrebbe disperso la marmaglia tedesca, il presidente Leon Blum invitò Hitler all’Eliseo per discutere dell’affare. Si presentò Goebbels e gli venne offerto un the. Nei diari del gerarca nazional socialista venne annotato, “se io gli invado la Francia e quello mi offre il the, la prossima volta mi prendo pure sua moglie”.
pixabay cco