Mai ci si accusasse di essere dei guerrafondai disposti a qualunque sacrificio in odio della Russia, eccoci pronti a sostenere un processo di mediazione di pace, quale si voglia intraprendere. Si scopre che i russi torturavano la gente e collezionavano denti d’oro strappati alle loro vittime durante l’occupazione del Donbass? Pazienza, colpa nostra che non ci siamo arresi appena sono arrivati i loro valorosi soldati, che invece di genufletterci abbiamo voluto armare gli ucraini. Per la pace siamo pronti ad ingoiare di tutto, anche perché così ci accorgeremmo finalmente che i rincari energetici non c’entrano niente con la guerra ma con la politica fallimentare intrapresa dall’Italia per prima e proseguita da altri paesi europei poi.
L’unica cosa che ci permettiamo di chiedere a questo partito della mediazione pacifica con un criminale come Putin, pardon, intendiamo scrivere, un uomo eccezionale come Putin, è per lo meno di capire quale possa essere un obiettivo minimo, perché se non abbiamo in mente un obiettivo minimo da offrire a Putin, va da se, anche il professor Orsini lo capirebbe, che la trattativa non comincia nemmeno. Intanto per la nostra parte dobbiamo capire che l’Occidente si era sbagliato sull’obiettivo massimo di Putin. Ovvero, abbiamo creduto che quando nel 2014 prese la Crimea, fosse per motivi sentimentali, la Crimea era russa e dunque doveva tornare alla Russia. Un po’ come se noi italiani volessimo riprenderci Nizza e gli austriaci Dobbiaco. Putin ha mentito riguardo il dichiarato rispetto della sovranità dell’Ucraina che mai avrebbe violato, perché le repubbliche separatiste otto anni dopo, le ha annesse eccome. Vogliamo offrirgli lo status quo? Allora che si tenga quanto del Donbass ancora non è stato riconquistato dal legittimo proprietario, il governo di Kyiv. L’unica obiezione sarebbe cosa se ne fa Putin del Donbass? Di città come Mariupol, ridotte un cumolo di macerie? Per lo meno bisognerà offrirgli Odessa, che significherebbe il controllo del mar Nero. Questa in effetti potrebbe essere una proposta di un qualche peso per una mediazione. Prenditi Odessa e finiamola qui.
Se uno si mette sotto gli occhi la cartina geografica, si accorge che insomma il mar Nero è poco più di uno sputo, tanto che lo Zar Alessandro II ambiva al mar Nero solo per giungere nel Mediterraneo, e questo suo tentativo spacciato come difesa della cristianità provocò la crisi con l’impero ottomano nella seconda metà dell’800, la guerra di Crimea appunto. Allora le nazioni occidentali compresero subito cosa andava fatto, persino il regno del Piemonte ebbe la sua ora di gloria. Putin è andato molto più in là del suo predecessore, ha già basi in Siria e si è spinto in Libia. Un’ottica imperiale degna di un qualche rilievo, richiede necessariamente il controllo del Mediterraneo e allora sì che un uomo eccezionale come Putin potrebbe dire alla sua nazione, vi ho oppresso e mortificato per più di vent’anni, quelli che non ho privilegiato sono vissuti come infimi sudditi, ma adesso abbiamo il Mediterraneo!
Una proposta seria per trattare con Putin dovrebbe quindi per lo meno riguardare il meridione dell’Italia. Vi sarebbero buone possibilità che con i russi che si prendono il vecchio regno delle due Sicilie si ottenga una pace europea rispettata e rispettabile. Almeno trent’anni buoni guadagnati. Non oseremmo dire un tempo anche più lungo perché prese le Sicilie come non accarezzare il desiderio di prendersi la Spagna, Stalin aveva messo le grinfie anche lì. E la Spagna si affaccia sull’Atlantico. Per arrivare alla pace con Putin bisognerebbe offrirgli un sistema di atolli nel Pacifico. Spiegargli che da lì i pirati controllavano tutti i mari. Appena ci si installa felice con la sua cricca, lo si nuclearizza.