La celebre frase di Rousseau scritta ne il Contratto sociale sul popolo inglese “libero solo al momento del voto e schiavo un minuto dopo”, fece esultare gli studiosi marxisti. Era il perfetto capro espiatorio per affossare la democrazia politica e sostenere che la sola democrazia era economica, ovvero che senza la proprietà dei mezzi di produzione, non c’era libertà, o meglio ancora, che la proprietà privata impediva qualsiasi forma di libertà. In vero a Rousseau dell’economia non è mai importato un bel niente, la ritiene una attività degna degli schiavi che i romani delegavano interamente ai ranghi sociali inferiori. Rousseau invece polemizzava proprio con l’Inghilterra per cui la sovranità individuale del monarca rendeva inutile il voto popolare, perché la monarchia manteneva intatta in sé stessa il principio di sovranità. Rousseau sosteneva sin dal suo trattato sull’eguaglianza il principio della “sovranità plurale”, ovvero quello repubblicano. L’Inghilterra contro cui lui si scagliava era già una monarchia costituzionale, che aveva avuto una rivoluzione fin dalla seconda metà del 1600, e pure deposto e ucciso un re, ne aveva poi rimesso il figlio sul trono. Questa era per Rousseau l’aberrazione che contrastava con il suo principio di sovranità che dipende interamente ed unicamente dal potere popolare. Rousseau dunque riteneva incomprensibile l’idea che un sovrano ereditario potesse essere popolare. E non sbagliava certo di molto perché la stessa Inghilterra avrebbe dovuto superare la sua forma costituzionale, la Corona non riusciva ad accettare di condividere con il popolo il concetto di rappresentanza. La monarchia inglese già con Carlo primo rimetteva il potere economico al parlamento, le sue spese gli erano interamente sottoposte, caso unico ed esclusivo in tutto il mondo, ma non transigeva sul principio di chi davvero incarnasse la nazione. E di fatto superato lo scoglio della religione cattolica di Carlo, il popolo inglese era d’accordo con questa stessa valutazione, l’Inghilterra non avrebbe mai vissuto una rivoluzione rousseauiana come quella vista in Francia ed infatti la Francia sarebbe rimasta la sua più strenua avversaria e proprio a cominciare dalle componenti liberali della società britannica, Edmund Burke ad esempio.
Di tutto questo ci si può accorgere dalla partecipazione dei funerali per Elisabetta seconda. È chiaro che la solennità delle esequie è funzionale all’omaggio che il popolo vuole manifestare alla sua regina. La formula della monarchia britannica, extra costituzionale, è che “noi saremo qui fin che voi lo vorrete”, frase di Elisabetta ancora espressa qualche anno fa, che esalta la visione repubblicana sempre negata da qualsiasi monarchia continentale. Per quelle era solo Dio a doverle volerle, ed il volere di Dio era espresso solo della monarchia. La monarchia inglese dal tempo della prima Elisabetta, la più grande sovrana della storia, si basa invece interamente sul consenso popolare. È il mistero della monarchia repubblicana conosciuto forse solo in determinati momenti della antica Roma e rifiorito sulle coste britanniche e che come si vede ancora resiste per lo meno in quei luoghi e soprattutto con la regina appena passata a miglior vita.
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