Il Partito repubblicano italiano torna in un convegno pubblico a Milano dopo le giornate liberal democratiche dell’autunno del 2008, un’eternità. Ne abbiamo parlato con il segretario regionale del Pri Lombardo Franco De Angelis che fu protagonista anche di quella stagione.
Caro Franco non saranno passati troppi anni?
«Rispetto ad allora oggi l’Edera è tornata più grande, anche perché grazie all’azione del segretario nazionale Corrado De Rinaldis Saponaro il partito ha pienamente recuperato il concetto di autonomia politica tanto da partecipare in solitaria con le sue liste ed il suo simbolo alle elezioni del 2018. Poi c’è stato il 50esimo congresso nazionale questo maggio, dove abbiamo collocato il partito all’interno di una coesa area democratica liberale. I risultati sono stati l’aumento degli iscritti a Milano, la creazione della sezione a Monza, le nuove sezioni che stanno aprendo a Brescia e Cremona e la piena ripresa di Sesto San Giovanni».
Ci stai dicendo che questa del 17 settembre è solo una tappa di un percorso che sta ripartendo?
«Credo che questo sforzo di ricostruzione del partito in tutta la Lombardia ci porterà necessariamente ad un appuntamento politico che sarà il congresso regionale. Io conto che per quella data saranno presenti anche i leader dei partiti alleati. E da quel momento il partito tornerò a battere sui temi costanti della sua impostazione politica, oggi la Giustizia, domani la questione energetica».
Ecco non era magari il caso di posporre i temi? Oggi l’energia, domani la Giustizia?
«Proprio per niente, son tutti li che si dicono le stesse cose sull’energia e non si capisce cosa pensino e soprattutto cosa facciano. Noi abbiamo una proposta energetica chiara formulata nella mozione congressuale e una battaglia che risale al tempo di Cernobyl. Mentre la Giustizia l’abbiamo posta come questione prioritaria perché è la riforma chiave di questi ultimi quarant’anni. Se si compie questa fino in fondo, la Cartabia è solo un primo passo utile, si apre davvero la stagione delle riforme in Italia. Dove sono i riformatori in questa campagna elettorale? Questa è la nostra principale ambizione, e anche la principale necessità del paese, le riforme».
Per questo vuoi assicurarti la presenza dei leader dei partiti alleati al congresso del Pri lombardo? Vuoi che sia chiaro a tutti l’impegno comune da portare avanti?
«Noi domani ospitiamo Costa che è il vice presidente di Azione e che abbiamo sempre ritenuto un interlocutore importante. Ma certo credo che sia fondamentale saldare un rapporto politico per aprire una grande stagione di riforme. La Giustizia, il cambiamento della legge elettorale, un nuovo welfare, non si può intenderlo solo come assistenzialismo. Il partito repubblicano è il naturale e direi anche storico protagonista di un’area che deve riuscire ad interpretare i grandi cambiamenti epocali della nuova Era. Direi che siamo altamente idonei a farlo».
Non temi invece che ci dicano, bravi avete già dato, ora ci pensiamo noi?
«Non è che possiamo pensare di venire incensati per i nostri meriti passati, dobbiamo saperci dare da fare. Il taglio dei parlamentari e una legge elettorale già penalizzante hanno condizionato tutte le coalizioni e messo persino in difficoltà i rapporti fra i partiti. Ma a noi interessano le idee e le battaglie non i posti. Siamo in grado di tenere anche posizioni disperate e farci valere».
Vi sarebbe allora con il cominciare a discutere il nostro ruolo passato nel centro destra.
«Noi repubblicani lombardi e milanesi abbiamo ancora supportato i candidati di centro destra nelle ultime elezioni locali, nella logica che la nostra esperienza potesse aiutare una forza politica che pure ha tratti liberali importanti. Devo dire che tutto è cambiato con la caduta del governo Draghi. Da quel momento quell’area politica è svanita, vi è una destra – destra e Berlusconi forse se ne sta iniziando ad accorgere, ovvero troppo tardi».
Ma non temi che per essere competitivi davvero Renzi e Calenda da soli non bastano?
«Per la verità noi volevamo anche Cottarelli che è un professore magnifico, Ci ha detto devo andare in America dalla famiglia, poi ne parliamo. Lo abbiamo ritrovato il giorno dopo candidato con il Pd. Ma non ci abbattiamo».