Le “brigate di cittadinanza”, che hanno suscitato tanto scalpore fra le forze politiche, per la verità sono molto meglio del reddito di cittadinanza, perché Grillo voleva rimediare all’inconsistenza di quella misura del governo Lega 5stelle. “Il reddito di cittadinanza” era infatti legato ad una promessa di lavoro che non esisteva. Per non dividere il mondo in lavoratori e sfaccendati, che rimanevano tali, Grillo si inventa le “brigate” che non sono quelle “rosse” e nemmeno quelle “Marat”, ma semplici volontari volti all’impegno civico che manca. Dal palco ha parlato di strade e tombini, ma i casi sarebbero infiniti. Ad esempio il sindaco Gualtieri ha messo due falchi sul Campidoglio per spaventare i gabbiani e questo ha scatenato i consiglieri pentastellati. Poveri gabbiani e poveri falchi. Mandiamo dei percettori del reddito sui tetti a spaventare i gabbiani. Ecco che anche La Voce Repubblicana è pronta a dare il suo contributo alla formazione delle “brigate”. Se poi qualcuno cade di sotto, pazienza, cosa non si farebbe per Beppe. Ma è chiaro che Grillo voleva risolvere con una presa di coscienza un problema tecnico che aveva portato il movimento da lui lanciato al 30 per cento, al 15, grazie a quei fessi che lo hanno gestito in sua vece. Grillo deve essere disperato, tanto da evocare i “passa montagna”, non per cospirare contro il legittimo governo ma per nascondere il volto a chi trovatosi al vertice del movimento per puro caso, sta passando da un disastro all’altro e senza manco accorgersene. Hanno perso metà dei voti in una sola legislatura condotta al governo e c’è chi si dichiara maggioranza!
Come al solito Grillo si è accorto delle cose che non funzionano. Nel reddito di cittadinanza, quella di dividere la società in lavoratori e percettori del reddito che stanno sul divano e questo è inaccettabile. Senza mai voler fare un passo indietro, Grillo rilancia e vuole il “reddito universale”. Ora un reddito universale, merita una qualche riflessione. O esso ripropone la dicotomia fra lavoratori e assistiti in tutte le regioni del pianeta, invece che nella sola Italia e allora le brigate sarebbero un problema. In Ruanda gli Huto si potrebbero riorganizzare per tagliare la testa ai Tutsi. Oppure Grillo intende promuovere una liberazione dal lavoro per l’umanità intera. Questo lo ha detto con chiarezza, voler difendere i lavoratori, non il lavoro. Mettiamo che il mondo sia tanto ricco da poter essere sfruttato senza fatica e che si possano stampare moneta e svuotare le casse tranquillamente per cui tutti ricevano un loro stipendio, sembrerebbe una bella trovata. Resterebbe chi stampa moneta e svuota la cassa, una minoranza difforme a livello mondiale capace in prospettiva di aprire un baratro con la massa assistita. Potrebbe anche decidere di lasciarla morire di fame o favorirne una parte, piuttosto che un’altra. Insomma, le brigate servirebbero anche per controllare questi pochi lavoratori rimasti e da una posizione volontaristica, ne assumerebbero una professionale. Come si farebbe ad essere sicuri di coloro che favorevoli al reddito non potrebbero comunque completamente emanciparsi dal lavoro? Si correrebbe il rischio di piombare nuovamente nello schiavismo. Abbiamo già degli esempi, in Cina, dove i lavoratori vengono sfruttati impunemente, ma anche in Russia, dove la redistribuzione del reddito non deve mai intaccare la potenza d’acquisto degli oligarchi.
È questo il problema vero della proposta grillina, non il ricordo del terrorismo, ma la multipolarità del modello proposto. Noi occidentali convinti da Grillo introduciamo il reddito universale, i cinesi ed i russi che fanno? Ci imitano, o si preparano a sovrastarci? La risposta dovrebbe essere facile. Si tratta della stessa platea che chiede di non mandare armi all’Ucraina, quando la Russia ha trenta milioni di lavoratori impiegati nella produzione degli armamenti e questo ad iniziare dal 1940.
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