La laconica dichiarazione di Beppe Grillo alla situazione politica apertasi con le dimissioni del presidente del consiglio, è stata “il movimento 5 stelle ha fatto il movimento 5 stelle”. E per carità sia lungi da noi discutere delle scelte di un partito, al contrario. Il movimento cinque stelle è libero di sostenere o non sostenere qualsiasi governo e ancora di più lo sono i suoi deputati. Tutto l’armamentario del senso di responsabilità, degli impegni presi, della situazione interna ed internazionale, lo risparmiamo volentieri, un partito decide come gli pare e si caratterizza per come ha deciso.
Quello che invece lascia interdetti sono i ministri del movimento cinque stelle che annunciata la fiducia e visto i loro senatori non presenziare al voto, se ne sono tornati al ministero in auto blu e scorta. Un passaggio difficile da capire oggettivamente, ovvero quello per cui i ministri non dessero le dimissioni, quasi che il voto del movimento 5 stelle, fosse una burla. È questo il movimento 5 stelle? Una clamorosa presa in giro del paese?
Il movimento cinque stelle si era detto campione della democrazia diretta, un concetto per la verità molto complesso e che richiederebbe analisi speciali. Ad esempio, la democrazia diretta in determinate sue declinazioni escluderebbe la rappresentanza. “Uno vale uno”, significava questo, anche se l’esclusione della rappresentanza era propria delle Repubbliche antiche non di quelle moderne. I giacobini erano rappresentati eccome e limitavano il numero dei loro rappresentanti. Al contrario nel Senato di Roma, l’eletto rappresentava sempre e solo se stesso, tanto che il popolo romano ad un dato momento scelse la guerra civile.
Un movimento che nega la rappresentanza, come la negava il senatore romano, e vuole evitare il rischio della guerra civile, non riduce allora il numero dei parlamentari. Difatti il senato di Roma, a fronte della crisi della rappresentanza e della guerra civile, aveva allargato le sue maglie persino agli italici, persino ai soldati, e non limitato il numero dei rappresentanti come fecero i giacobini.
Da un movimento che si richiama alla democrazia diretta ci saremmo aspettati quindi un aumento dei parlamentari e una riduzione degli stipendi, anche solo della metà, sarebbe stato accettabile e più conveniente sia agli eletti che allo Stato, dal momento che appena votata la riduzione, hanno subito messo per strada una parte dei colleghi votanti. Rousseau diceva che il popolo inglese era libero solo prima di aver votato e schiavo subito dopo. Il movimento cinque stelle potrebbe dire di essere stato parlamentare quando votava e dimissionato appena passato il voto.
Si comprende quindi che i ministri pentastellati non ci abbiano pensato proprio a schiodare dal loro posto. Magari contavano che Draghi abbozzasse tentando di ricucire alla Camera lo strappo al Senato, che insomma sì, quel voto al Senato, era stato uno scherzo. Adesso a breve potranno tutti vedere lo scherzo che farà il paese a questi burloni dei 5 stelle.
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