Dopo più di 500 giorni di schiaffoni presi in piena faccia, tanto da ritrovarsi sotto la minaccia di un colpo di Stato che probabilmente Prigozin ha sventato e non tentato, Putin è riuscito a mettere a segno un colpo vero. Non in Ucraina ovviamente dove è ridotto alle politiche delle cannoniere e sopravvive solo perché l’occidente non ha dato le sufficienti forze a Kyiv per schiacciarlo, ma inaspettatamente in Niger. In Niger si vedono le tortuosità e l’incapacità strategica occidentale che equivalgono quasi quella russa in Ucraina. Persino Putin se ne è accorto ed ha saputo agire con successo. Tutta la politica americana in Africa in continuità da Obama a Trump ha messo Biden in braghe di tela, tanto da non avere nessuna iniziativa se non quella del ritiro. Poi si sono sommati i dissapori in Europa dal tempo della crisi in Mali. Il primo governo ad aprire un conflitto con la Francia non è stato infatti quello Meloni, ma quello Gentiloni con la missione in Niger dove l’Italia ha addestrato i militari, probabilmente gli stessi che si sono rivoltati in questi giorni. Gentiloni e l’Unione europea avevano ovviamente le migliori intenzioni, diverse dal piano standard francese che prevede di controllare e tenere sotto scopa gli eserciti dei paesi africani in cui sono impegnati, non di emanciparli. Soprattutto se poi non si hanno i mezzi sufficienti ad esaudirne le pretese, cosa che invece possono fare i russi con la Wagner. La Wagner dispone di un netto vantaggio sulla presenza militare occidentale in Africa perché non svolge nessun ruolo politico che non sia utile alla stabilizzazione del regime già insediato, o che si vuole insediare. La Legione straniera in Africa è spiegata a tutela di quello che rimane del diritto e dell’economia francese nella Regione, che non è poco e che comunque rischia di esaurirsi. La Wagner sostiene qualsiasi nuova istanza possa sorgere contro quelle occidentali. Ha successo in Libia, ne ha avuto in Mali, ne sta avendo in Niger dove persino Putin ha trovato quei sostenitori di popolo che gli mancano in Ucraina, ancora non sappiamo con certezza se svolga un ruolo in Sudan.
Non bisogna poi enfatizzare questa capacità dei mercenari di Prigozin di infiltrarsi con risultati positivi nelle aree terremotate degli stati africani. Lo schema non è particolarmente diverso da quello che la Francia usava con Denard ed i suoi affreux in Congo nel secolo scorso. Sono i vantaggi delle truppe mercenarie rispetto all’impiego degli eserciti regolari, che restano comunque necessariamente condizionati e limitati. Il problema semmai, purtroppo lo si comprende dal disimpegno statunitense prima, e dall’attuale vacuità dell’impegno Meloni von der Layen, ora, è che l’occidente è restio alla presenza militare. Senza presenza militare, vedi la Libia come oggi la situazione in Niger, tutto crolla rapidamente. I francesi hanno più esperienza a riguardo ed è per questo che restano distanti e divisi dagli interventi comunitari. Non mandiamo soldati in Ucraina e questo si capisce perfettamente, anche se così davvero non possiamo sapere quando Zelensky riuscirà mai a cacciare l’ultimo russo da Sebastopoli. Non mandiamo le truppe in Africa. Non ci si illuda solo che si riesca poi a controllare i flussi migratori. Piuttosto, come è saltata la Libia, salterà pure la Tunisia, come rischia di saltare il Niger che fra l’altro era l’ultimo governo filo occidentale dell’intera fascia centro africana e pure si vede come lo abbiamo difeso.