Il principale problema dell’Unione europea è capire come sia possibile che l’Italia abbia liquidato Draghi per l’attuale governo all’80 per cento composto da avversari dell’Unione stessa. Questo senza contare del ruolo che Draghi esercitava con il suo prestigio e la sua autorevolezza all’interno dell’Unione. Solo Draghi negli ultimi vent’anni era riuscito a mitigare, se non a rimuovere del tutto, quella certa diffidenza nei confronti dell’Italia che determinati Stati, a torto o a ragione, hanno sempre espresso. Quando oggi sentiamo gli ukaze tedeschi sulla triste vicenda del blocco alle navi di profughi nel Mediterraneo, è un segno evidente che questa diffidenza è tornata e il governo dovrebbe preoccuparsene soprattutto se vuole evitare di restare assediato dai migranti.
Naturalmente fa piacere sapere che il nuovo presidente del consiglio sia riuscito ad allacciare rapporti positivi o tali da consentire espressioni di incoraggiamento, sempre che non venir considerati dei marziani, possa essere tale. La strada che dovrà percorrere l’onorevole Meloni, c’è da credere che lo sappia, si presenta tutta in salita e qualunque cosa riesca a fare per appianarla, sarà apprezzata soprattutto dall’Unione stessa. Se è vero quindi, come si legge sui giornali, che il ministro Nordio avrebbe convinto il governo a modificare il decreto legge sui raduni, è un bene. Ci manca solo di voler far credere anche ai nostri partner europei di aver a che fare con un paese pronto ad introdurre una legislazione repressiva delle libertà di manifestazione.
Per il resto l’elaborazione del Nadef ci sembra, per come è stato presentato un brodino insipido buono ad essere trangugiato senza particolare sforzo anche a Bruxelles. In verità non siamo nemmeno convinti che valga davvero la pena di spostare tutte le risorse disponibili sul caro bollette, soprattutto con il prezzo del gas in calo. Temiamo che presto ci accorgeremo, se già non ci siamo accorti, di cosa significa il costo dell’energia quando i nostri partner dispongono dei reattori nucleari e noi stiamo a discutere degli inceneritori.
L’unico aspetto positivo provenuto dal governo è la disponibilità ad incrementare il nostro fabbisogno ricorrendo alle trivelle. Questo è l’esempio felice, che il presidente del Consiglio ha avuto modo di evocare, di Enrico Mattei. Vogliamo quindi sperare che a breve si possano rimettere in moto tutte le piattaforme adatte. In particolare pensiamo all’Adriatico, dove la Croazia da anni si approvvigiona con il nostro gas ed i nostri imprenditori, magari meglio attrezzati, sono costretti a stare a guardare.
Rimetterli tutti al lavoro sarebbe il primo tratto incoraggiante del nuovo governo la cui retorica, adottata finora, rischia di ricordare fastidiosamente quella del primo governo Conte mentre la mentalità poliziesca, diversamente applicata, il secondo. Considerato che l’unico merito assodato di Fratelli d’Italia è di non aver avuto nulla a che spartire con entrambi quei due governi, sarebbe un bel paradosso rischiare di ripercorrerne la medesima fallimentare e penosa impronta.