La mobilitazione di piazza durante la Rivoluzione in Francia non presumeva un gran numero di cittadini. La presa della Bastiglia del luglio 1789 nasce direttamente dai caffè del Palais Royal, proprietà del duca di Orleans e vede al comando suoi uomini o altri facilmente corrompibili. La storica marcia su Versailles viene gonfiata dalle prostitute sempre del Palais Royal e dai loro ruffiani travestiti da donna. Se non fosse stato necessario dare l’idea di un popolo intero che si muove e non pochi accoliti, si sarebbe evitata la mascherata. Una volta surclassato il Duca, la Francia non sostituirà un re con un altro, ecco che per l’assalto alle Tuileries si mobilita un reggimento girondino da Marsiglia e la presenza è tanto scarsa che Bonaparte, testimone della giornata, ritiene che una sola batteria posta sul carrousel avrebbe disperso la folla. Ancor meno fu del resto necessario, una sola scarica di fucileria, per disperdere quella radunata al Campo di Marte dopo la fuga di Varenne. Poche centinaia i comunardi che minacciano la Convenzione il giugno del 1793. Sono i cannoni al seguito a fare la differenza, non la massa. Nel complesso è possibile che tutti i grandi eventi di popolo della Rivoluzione coinvolsero non più di mille persone e spesso quasi sempre le stesse. Su una cosa gli storici reazionari hanno ragione, la maggior parte della popolazione di Parigi se ne restava tranquillamente a casa.
Le insurrezioni popolari del 1830 e del 1848 furono di sicuro più partecipate delle giornate rivoluzionarie in Francia. La ragione fu che gli ufficiali napoleonici entrati nei movimenti clandestini avevano diffuso il culto della massa armata ed è questo che arrivò sino a Mussolini nel 1921 quando sintetizzò la marcia su Versailles e la mobilitazione di massa nella marcia su Roma. Un modello che solo due anni più tardi, si dimostrò inefficace, Hitler volle importarlo a Monaco e finì dritto in galera. Si potrebbe dire che nel 1923 finisce completamente l’idea spontanea del movimento di massa insurrezionale, che anche se non era quasi mai stato spontaneo, aveva saputo produrre frutti considerevoli sull’ immaginario collettivo e si era dimostrato propedeutico alla presa del potere. Da notare che Lenin selezionava l’avanguardia imponendo metodi militari. L’interpretazione esatta della politica delle masse.
Dopo la seconda guerra mondiale le masse vengono impiegate unicamente per impressionare. A differenza del fascismo e del nazismo, devono dimostrare il consenso di chi pure non si ritrova al potere. Nelle democrazie, i governi controllano i parlamenti, le opposizioni le piazze. Piazze piene, urne vuote è il detto più comune a proposito. La ragione per la quale un certo dinamismo popolare si sia esaurito sul finire degli anni ’70 del secolo scorso, persino con una coda violenta, è il velleitarismo declamatorio. Fa specie che l’onorevole Schlein ora pensi vi siano particolari condizioni per rilanciarlo, chiamando ad una grande mobilitazione di massa contro il governo. Non che il governo non se lo meriterebbe, piuttosto al paese serve un progetto alternativo credibile, una qualche idea in cui riconoscersi. Se la proposta si poggia sul salario minimo, che non riesce nemmeno a convincere il Cnel, tanto varrebbe tenersi il governo attuale che almeno dice di voler combattere l’inflazione, anche se non sa come. Completamente inutile dire poi all’onorevole Schlein che quando c’era il partito comunista in Italia non si sono mai fatte battaglie per il salario minimo, considerato una concessione padronale. Per cui non si recupera nemmeno il richiamo della foresta, che pure servirebbe in occasioni come questa.
Infine ci sono precedenti più recenti da considerare. Un esponente dell’opposizione, convinto della bontà del salario minimo, l’onorevole Calenda, ritiene anche che il governo Pd cinque stelle sia stato uno dei peggiori governi della Repubblica, e di sicuro deve aver ragione, altrimenti un partito come Fratelli d’Italia non sarebbe dal 4 che aveva, schizzato al 30 per cento in una sola legislatura. Allora per quale ragione gli italiani dovrebbero buttare giù l’attuale governo per riproporne uno Pd 5 stelle come vorrebbe l’onorevole Schlein? Lo stesso Calenda prima di accodarsi a Conte e alla Schlein aveva sostenuto una terza posizione, che in realtà se avesse una qualche coerenza programmatica e una qualche disposizione caratteriale, sarebbe la prima in Italia.
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