Ahinoi ad un dato momento, anche se la cosa non piace, le fiabe finiscono e si torna a fare i conti con la quotidiana realtà. Poi c’è sempre chi continua a vivere nel mondo dei sogni, per quanto difficile possa essere convincere qualcun altro di potervi restare in eterno. Il ministro Fitto sembra non voler rendersi conto che la possibilità di ottenere una proroga della sospensione del Patto di Stabilità anche nel 2024 esiste solo nelle sue fantasie. Se l’Italia è a rischio, come egli stesso ha detto nel suo intervento al meeting di Rimini è proprio per questa ostinata convinzione di continuare ad aumentare il deficit. Fitto non vuole rendersi conto delle raccomandazioni della Commissione europea, che pure sono state approvate da tutti i governi, incluso il nostro, tanto che il ministro Giorgietti, purtroppo per lui alle fiabe ha già detto addio, pronostica una manovra complicata. A maggior ragione se i suoi colleghi di governo ancora si stanno trastullando. Qualcuno avvisi il presidente del Consiglio che il rallentamento del Pil ha ristretto i margini di azione del governo e se mai si pensasse di rimettere in discussione l’impegno preso, non sai come andrà a finire la faccenda. Nelle prossime settimane gli altri governi dovranno dare il loro via libera alle modifiche del Pnrr italiano e c’è poco da scherzare. Sembra quasi che nella maggioranza intendano consolarsi con la frenata dell’economia tedesca ed olandese. Noi abbiamo fatto meglio, dicono impettiti, l’onorevole Rovenzulli, quel fulmine di guerra dell’onorevole Donzelli. Eppure quel peggioramento altrui è destinato a pesare sui nostri risultati. La Germania spingerà per fissare un taglio annuo minimo del debito, altro che aumentare il deficit. Cosa fa l’Italia, si mette contro la Germania, magari radunando l’amico francese e il socialista spagnolo? Un minimo di realismo induce a comprendere che i socialisti spagnoli saranno con i socialisti tedeschi ed i francesi con chiunque piuttosto che con noi, grazie alla grande diplomazia mostrata in Tunisia, in Niger. C’è un’ espressione francese molto efficace. Non possiamo riprodurla e si può facilmente immaginare. Nel caso migliore, a meno che l’Italia non voglia trovarsi isolata, dovrà garantire una politica di bilancio prudente. Il che significherebbe limitare nel 2024 l’aumento nominale della spesa primaria. Per cui signor ministro Fitto, il deficit strutturale dovrà essere ridotto probabilmente, allo 0,7% del Pil, 13-14 miliardi di euro, altro che sognare.
Il presidente del Consiglio sta già lavorando alla nota di aggiornamento al Def prevista per il prossimo mese. Vedremo allora se intende adeguare la manovra di conseguenza, e quindi farla finita con le fantasie di Fitto e compagnia cantante. Altrimenti dovrà prepararsi a sfidare Bruxelles e tanti auguri. Stiamo tornati alla stretta austerità o flessibilità. L’Italia vuole la seconda? Magnifico, dovrà solo dire per farci cosa. Il ponte sullo stretto? Ma in Europa ci rideranno dietro. Al governo hanno letto troppo Lewis Carrol e se non lo hanno letto si sono calati non si sa come meravigliosamente nei suoi personaggi. Tanto che sarebbero capaci di pensare, dato il momento drammatico, di disporre di un asso nelle manica, l’approvazione del Mes come moneta di scambio. Questa la formidabile strategia. Altro che pugni sul tavolo. Sentiremo le urla provenienti da Bruxelles sino al Foro romano.
Il presidente del consiglio mostri di essere affidabile e faccia quello che deve fare cominciando con il silenziare alcuni ministri che non stanno aiutando il paese. È appena uscito il libro di Sarkozy che ricostruisce la vicenda delle dimissioni di Berlusconi. Sarà pure stato un golpe dell’Europa contro il nostro legittimo governo e possiamo recriminare fin che ci pare. Il punto è che questo cosiddetto golpe è stato fatto e questa è la legge implacabile della realtà, tale per cui verrebbe fatto una seconda volta. Non siamo l’Ungheria. Anche se non per merito dei governi del secondo millennio, siamo la seconda potenza europea. Questo impone degli obblighi che solo nelle fiabe si possono aggirare.
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