A Cutro, nel febbraio scorso, il governo ha dato l’impressione di essere in completa balia degli eventi. Dopo la visita del presidente del Consiglio a Caivano ha finalmente battuto un colpo a favore del senso dello Stato. Alcuni commenti sulla presunta passerella dell’onorevole Meloni sono stati intempestivi, inopportuni ed ingenerosi. Il governo si è subito messo al lavoro con una certa alacrità e ha presentato una serie di provvedimenti, anche dal lato finanziario, sicuramente discutibili e che comportano criticità ma che comunque procedono nella giusta direzione di voler recuperare territori abbandonati a loro stessi da davvero troppo tempo.
Ovviamente non fa piacere che il governo della Repubblica contempli misure repressive prima che preventive e tuttavia si capisce che le circostanze sono talmente degenerate da rendere necessario un determinato modo operandi. Quello che si può richiedere da subito è che il governo sia consapevole della situazione di emergenza in cui si trova e di impegnarsi a ripristinare la normalità democratica il prima possibile. Ovvero di sottolineare che una volta ripristinata la vita democratica in zone del paese divenute come Dodge City, “senza legge”, e oltre il fiume Pecos, “senza Dio”, si ritorni al pieno diritto costituzionale. Questo non contempla concetti come “repressione”, esattamente come non contemplava il “coprifuoco”. In ogni caso si creeranno problemi giuridici non di poco conto, dal momento che il ministro Piantedosi con il ministro Nordio ha introdotto la figura remota “dell’ultraquattordicenne” e persino “dell’adulto ex minorenne”. Sarebbe meglio definire prima il reato e poi la misura, dal momento che non vorremmo vedere un tredicenne che accoltella un coetaneo rimanere in libertà, ed il quindicenne che magari spaccia ogni tanto, messo in galera. La stessa idea di poter ricondurre fenomeni criminali all’istituto familiare, come ritiene il sognante ministro Roccella, induce a sentimenti di tenerezza. E’ probabile che a Caivano, come in molte altre zone, la famiglia, i giovani criminali non sappiano nemmeno cosa sia, perché orfani o scappati di casa. Se infine il governo vuole fare una campagna di moralizzazione contro la pornografia ha tutto il diritto di farlo, solo che adduca un qualche motivo culturale generale, non uno criminogeno. Almeno dieci milioni di italiani consumano prodotti pornografici fin dalla prima adolescenza e pure non stuprano, non stupreranno e mai hanno stuprato nessuno. Sarebbe un po’ come credere che tutti i guardoni dei parchi sono come Pacciani ed i suoi compagni. Piuttosto al governo consigliamo la lettura di Aristotele, la Poetica, testo dove viene promosso il significato catartico della tragedia. I greci rappresentandola evitavano di realizzarla. Punite piuttosto più severamente gli stupratori, processateli per direttissima, senza mettersi a discutere con il signor Giambruno come devono comportarsi le ragazze quando escono di casa.
Sicuramente nel provvedimento vi sono altri aspetti triti come questi, che evidenziano un incedere zoppicante del governo. E pure quello sta cercando di riaffermare il senso dello Stato da altri, convinti di poter difendere i poveri agitando slogan buoni per le elezioni, completamente disperso.
galleria fotografica della presidenza del consiglio dei ministri