Un ministro della Repubblica si è presentato prima alla Camera e poi al Senato per affermare di non aver ricevuto nessun avviso di garanzia e di essere oggetto di una campagna d’odio. Chiaramente essendo iscritto nel registro degli indagati della procura di Milano da almeno il novembre scorso è gravissimo non vi sia stata la comunicazione riguardante l’inchiesta di cui pure è oggetto un esponente del Governo. Da quello che si comprende l’inchiesta concerne insieme alla persona del ministro, dei suoi familiari, dei suoi conoscenti, dei suoi dipendenti, almeno una delle società di cui è azionista. Il governo attivi tutti gli strumenti utili per indagare come sia stato possibile che la procura non abbia dato comunicazione di questa inchiesta alla persona interessata e immaginiamo nemmeno alle altre coinvolte. Il governo a questo punto dovrà preoccuparsi di informare il paese del come e del perché si sia verificata una simile anomalia. Non vorremmo si dovesse approntare un’altra commissione di inchiesta parlamentare. In passato arrivavano avvisi di garanzia a pioggia, per cui bisogna pur capire la ragione di un tale clamoroso cambiamento, che non è paragonabile alla famosa notizia di inchiesta che concerneva Berlusconi, perché Berlusconi non si presentò alle Camere per dire di non averne ricevuto l’avviso. Poi, il governo avrebbe tutte le ragioni di lamentare che quello che avrebbe dovuto essere a conoscenza di un suo ministro, era invece dominio di un quotidiano nazionale. Anche questo potrebbe richiedere un’indagine e il governo ci farà sapere se intende e come procedere.
Purtroppo quello su cui il governo appare privo di qualunque possibilità di intervento è la decisione del ministro di presentarsi alle Camere per una informativa, perché questa ci é già stata. Ed è difficile da capire come sia possibile che un legale del ministro prima che questo si recasse in Aula non abbia contattato la procura per sapere se il suo rappresentato fosse effettivamente sotto inchiesta o meno. Possibile che i legali di un ministro della Repubblica non vengano emancipati sui fatti? Forse si intende accusare la procura di essere stata reticente, magari per sviare il ministro. Se così fosse saremmo di fronte ad un aggravarsi dei rapporti fra governo e magistratura, tale da richiedere ulteriori delucidazioni. Più che una crisi istituzionale, il complotto di un’ordinamento giuridico. Altrimenti, verrebbe da credere che il ministro fosse benissimo a conoscenza di essere indagato e pure abbia preferito dilungarsi sulla mancata comunicazione a riguardo. Appurato il torto subito dal ministro, non si trattava di discutere le eventuali deficienze della magistratura ma la situazione giudiziaria che lo concerneva personalmente. In altre parole, il ministro in Aula due volte, dichiarata la sua innocenza, reso noto di non aver avuto comunicazioni di inchiesta, avrebbe dovuto far sapere comunque che era tuttavia iscritto nei registri della procura. Il ministro ha peggiorato la sua situazione, dimostrando di non sapere nemmeno di essere indagato.. Per cui, a meno che il ministro non abbia tentato in modo risibile di nascondersi, viene spontaneo chiedersi, in che mondo viva un ministro della Repubblica.
Inutile recriminare e scomporsi per una vicenda del genere. Bisogna fare chiarezza, ed il primo ad esserne interessato è il detto ministro, che in quanto indagato, è indagato da mesi con tutta una serie di figure a lui collegate che hanno pure nomi altisonanti tanto per suscitare maggiore impressione, ha il diritto di difendersi e dimostrare la sua innocenza. Impegno questo talmente delicato e complesso che non si capisce come possa al contempo fare anche il ministro, con quale spirito, soprattutto. Solo il tempo perso in questi giorni per seguire il caso, lascia sbigottiti tutti gli osservatori. I ministri devono essere concentrati sulle questioni di Stato. Qui sembra prioritaria la necessità del ministro di dimostrarsi estraneo alle accuse che gli sono state rivolte e poi di capire perché gli sarebbero state persino a lungo nascoste.
Foto Twiga, Forte dei Marmi | CC0