La Sette ha trasmesso domenica scorsa un film del 2002 sulla vicenda del sottomarino sovietico K-19, il primo nucleare russo costruito nel 1959 e varato nel 1961, finito in avaria lo stesso anno. Il film è un documento significativo per dare l’idea dello stato del potenziale atomico sovietico alla vigilia della crisi dei missili del 1963. La premessa con cui si aprono i titoli di testo è invece discutibile, ovvero che l’arsenale atomico statunitense sarebbe in grado di distruggere il mondo dieci volte e quello russo due. Queste sono semplici illazioni derivate da una stima ipotetica di una guerra che non trova precedenti e che soprattutto non può essere valutata sulla base dei conflitti convenzionali. L’unico dato sicuro è che nel 1963 l’America aveva la possibilità di colpire 70 obiettivi sovietici con le sue testate a disposizione e i sovietici da parte loro, soltanto tre, da cui si comprende la ragione per la quale Crusciov fu costretto a cedere e soprattutto di come l’importanza di avere basi in Sudamerica, fosse dirimente per la competizione fra Urss ed Occidente.
La ricostruzione hollywoodiana della vicenda del K-19 documentata dalla marina statunitense che si offerse di soccorrere il battello in avaria nelle acque dell’isola di Jan Mayen, è stata resa nota nei dettagli solo dopo il crollo dell’Urss. La ricostruzione cinematografica, la fretta di esibire il colosso al mondo, i problemi tecnici, i barometri non funzionanti, l’insufficienza dell’equipaggiamento, sino al guasto all’impianto di raffreddamento con perdita di materiale radioattivo, sono tutti appurati. Danno un quadro esatto della capacità tecnologica dell’Urss in quegli anni, tale che la prima cosa che fece Putin giunto al potere, fu quella di mostrare al mondo come il gap di modernizzazione della nuova Russia rispetto all’Occidente fosse oramai stato colmato. Da qui il varo del formidabile Kursk, che entrato in funzione nel 1995, nel 1999 fu incaricato di un’esercitazione dimostrativa e fece persino meno strada del K-19, naufragando miseramente nel mare di Barents.
La guerra atomica sottomarina è del resto un problema anche per nazioni più evolute della Russia. La Gran Bretagna ha fallito due test su due condotti dal suo sommergibile Vanguard, e lo stesso Vanguard due anni fa ebbe problemi tali da dover rientrare alla base interrompendo una missione ordinaria. Il che comporta una certa differenza tra il detenere testate atomiche e il poterle usare, soprattutto attraverso mare. Gli unici casi che si conoscono di guerra nucleare prevedono un aereo da bombardamento in quota con attivazione meccanica. Anche le bombe francesi del 1995 in Polinesia erano depositate, non lanciate. Il lancio missilistico assume tutto un altro profilo, completamente ignoto, in particolare sulle medie e lunghe distanze. Questo magari non rassicura ma rende molto più fantastici di quanto si possano comunemente credere famigerati dottor Stranamore pronti a premere la scatola del bottone atomico.