I cittadini italiani che ieri sera hanno seguito i telegiornali nazionali hanno potuto ascoltare le parole di un senatore di Fratelli d’Italia intervenuto nel dibattito a Palazzo Madama sul premierato. Il senatore, apparso sulla difensiva, ha detto in Aula che la riforma “non altera e non inficia i poteri dello Stato, non altera e non inficia in nessuna misura i poteri del Presidente della Repubblica, non altera e non inficia in nessuna misura i poteri del Parlamento”. Dal che non si capisce allora a cosa servirebbe la riforma. Il presidente del Consiglio, più o meno nello stesso tempo del dibattito in aula, aggiungeva infatti ad un convegno che il suo governo era stabile e se dunque il suo governo era stabile, la riforma non era per il suo governo, “non ne ho bisogno io” e dal momento che il presidente del consiglio ogni giorno ci spiega anche la sua alta efficienza, il governo “stabile ed efficiente” c’è già, è il governo Meloni, una riforma del premierato non serve a niente. Basta avere presidente del consiglio l’onorevole Meloni e questo si è potuto fare perfettamente con il dispositivo attuale della Costituzione vigente. Dal che siamo tornati al punto di partenza, e cioè perché mai bisognerebbe avviare questa riforma e soprattutto perché la stessa maggioranza la eleva addirittura al rango di madre di tutte le riforme, se poli la descrive come affatto inutile. Piuttosto si imbalsami l’onorevole Meloni a Palazzo Chigi per altri vent’anni. Questo si che sarebbe utile all’Italia, nella narrativa della maggioranza.
Tanta tenebrosa oscurità è stata dissipata dall’intervento del senatore Gasparri, che anche se è esponente di Forza Italia ha una passata e lunga storia comune con molti esponenti di Fratelli d’Italia e ne comprende sicuramente meglio il pensiero. Gasparri ha detto di voler il premierato perché questo esprime il volere dei cittadini di poter decidere il governo, è ovviamente questa è una posizione, oltre che chiara, perfettamente legittima che però altera ed inficia completamente l’attuale costituzione repubblicana che pone solo il Parlamento eletto direttamente e non il Parlamento insieme al capo del governo. Dal momento nel quale il capo del governo ed il parlamento si trovano sullo stesso piano, sono scelti entrambi dall’elettorato, ecco che il ruolo del capo dello Stato diventa pleonastico, se rimane l’istituzione il presidente della Repubblica non garantirà più un bel niente, messo fra parlamento e premier eletti direttamente, il capo dello Stato è ridotto ad un vaso di coccio. Mentre nel caso di una crisi fra il parlamento ed il capo del governo, ecco che il capo del governo avrebbe maggiori prerogative del parlamento dal momento che esso è stato scelto individualmente e nello stesso tempo il consenso elettorale sarebbe tutto dalla parte del parlamento, necessariamente più ampio. Senza un capo dello Stato posto allo stesso livello, avremmo la paralisi, o se la costituzione riformata lo prevederà, lo scioglimento anticipato, oppure addirittura, c’è anche quest’opzione, un altro premier non eletto direttamente, che dunque azzererebbe i presunti vantaggi del premierato.
Caso mai a qualcuno la nostra Costituzione appaia un bel guazzabuglio indistricabile, quella che si paventa ha già i tratti di un guazzabuglio ancora più grande. In ogni caso, dal momento che si andrà al referendum, la maggioranza sarà meglio che si chiarisca le idee perché entrare in una campagna referendaria con gli argomenti sollevati nella giornata di ieri, sarebbe un disastro. Il presidente del Consiglio invece ha ragione quando dice che la Costituzione è di tutti, ma non perché di origine referendaria,. come ha detto sbagliando, ma perché originata da un’Assemblea costituente e poiché siamo da 25 anni che la si vuole cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza ed i risultati sono quelli che sono, per provare a modificare davvero la Costituzione serve una nuova assemblea costituente e come nel 1948 un governo costituente, cioè esattamente l’opposto del governo che vuole questo parlamento con l’opposizione che si prepara addirittura ad una manifestazione il due giugno contro la riforma della maggioranza, il giorno della festa della Repubblica. Continuano così è festeggeremo presto la divisione nazionale.
Galleria della presidenza del Consiglio dei ministri