C’era una sincera commozione in piazza del Campidoglio davanti ai grandi ritratti di Navalny, insieme all’indignazione dei cittadini che comprendono come, nel momento in cui il dissenso viene messo a tacere, si perpetua un vulnus contro le società democratiche dell’ occidente. Sotto il bronzo di Marco Aurelio, nel febbraio del 1849 la Repubblica romana promulgava pubblicamente i suoi decreti, quanta fierezza. Nel febbraio del 2024 la folla traspirava smarrimento. Le speranze riposte nella Russia della perestrojka, della glasnost. Ricordi lontani e svaniti. “Putin Killer”, recita l’unico cartello esposto, e questo si sapeva già. La morte di Navalny è qualcosa di molto peggio. Il sacrificio estremo di chi relegato in un carcere al polo artico, era completamente escluso dalla comunità civile. Possibile che Navalny persino ridotto in quelle condizioni disturbasse questa sottospecie di autocrate russo?
Dalla morte di Navalny si comprende perché gli ucraini combattano. Il regime di Putin non si limita a volerti mettere fuori gioco per relegarti in una situazione dove ti è negata ogni libertà, fino ad ammazzarti. Questo era Stalin. Stalin ti fucilava o ti mandava in un gulag, non tutte e due insieme. Putin vuole proprio la tua estinzione, che non si trovi più nemmeno il tuo cadavere, che non si possa onorare la tua memoria, che venga cancellato il tuo nome. Navalny precipitato nell’oblio dei ghiacci, l’Ucraina rinominata come “Nuova Russia” o quello che preferisce. D’altra parte qui in Italia molti non lo sanno o non lo ricordano, ma l’America non ha mai detto a Zelensky di resistere. Lo aveva invitato a fuggire. Ora un sistema democratico rimane in genere turbato dalle piazze che si agitano più o meno spontaneamente, dove si ritrovano persino esponenti dei partiti più diversi, il segretario Elly Schlein a pochi passi dal capogruppo Foti. Un fenomeno che ha sempre effetti profondi sull’opinione pubblica, soprattutto se si riproduce in tutte le capitali europee, ad esempio per la guerra in Iraq, l’America si ritrovò sotto un uragano. Purtroppo ad un paese come la Russia manifestazioni di questo genere interessano appena. Nel crepuscolo romano era difficile da immaginare che una risposta così sentita e partecipata fosse in grado di scuotere in qualche modo la determinazione del Cremlino, pensare che magari davanti alle immagini satellitari teletrasmesse, Putin o qualcuno della sua cricca, ,provi un soprassalto di coscienza, il dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato. Ma va là. I russi bevono vodka, pasteggiano a caviale e dietro una maschera impenetrabile se la ridono degli occidentali, hanno sempre avuto un gran senso dell’umorismo.
Per l’occidente è arrivato il tempo delle scelte. Biden ha detto che Putin pagherà questa morte, come se già non dovesse pagare quelle di decine di migliaia di ucraini, degli almeno 50 mila ragazzi russi ufficialmente dichiarati caduti al fronte, sono molti di più ma basterebbero quelli. Persino i senatori repubblicani che a Washington vorrebbero piantarla lì di rifornire gli ucraini, sono rimasti contriti e questo è sicuramente positivo. Avremo altre sanzioni, ridaremo, munizioni a soldati che comunque combatterebbero anche con i sassi ed i sassi fanno male, soprattutto ad un esercito tanto miserabile come quello russo, dieci anni ci hanno messo a piegare la Cecenia e dopo due anni hanno preso Avdiivka, che ancora non abbiamo imparato come si scrive. Piuttosto è l’Europa che deve capire cosa fare. Perché se si crede che Putin abbia ucciso Navalny e che anche schiacciata l’Ucraina possa attaccare un paese della comunità, tutto quanto fatto finora, poco e malamente, non basta. Bisogna che andiamo a combattere noi in Ucraina, perché tanto ad un dato momento ci troveremo a combattere per difendere casa nostra. Allora ci accorgeremo che la democrazia disarmate non ha mai fatta molta strada.