Le primarie statunitensi sono una tradizione del sistema politico di quel paese che deriva dall’insurrezione dei coloni. Ci si riuniva sul territorio per decidere come combattere gli inglesi e si è continuato per eleggere i propri rappresentanti. La democrazia americana si è formata dal basso nelle riunioni organizzate di agricoltori e borghesi insofferenti delle leggi e delle tasse inglesi. Nella letteratura americana non troverete un Machiavelli. Ovvero un pensatore politico che vissuto quattro secoli prima prefigura la strategia di governo ai partiti che si sono affacciati sulla scena nell’età contemporanea. Gli stessi partiti per gli americani sono semplicemente dei cartelli elettorali, il rapporto vero è tra il candidato e gli elettori. Un’autentica struttura partitica, un segretario di partito, un vice segretario, un responsabile di un settore piuttosto che di un altro, una burocrazia, esiste solo durante le campagne elettorali e forse nemmeno in quel caso. Non c’è da stupirsi se le primarie americane in Italia non abbiano avuto successo, tanto che via via si sono estinte. Le organizzazioni dei partiti italiani sono consolidati e selezionano loro i candidati, se vanno al confronto popolare, vedi il caso dell’elezione della signora Schlein alla segreteria del Pd, le loro indicazioni vengono completamente ribaltate. In Italia, nel complesso dell’Europa occidentale c’è una differenza profonda fra il partito ed il suo elettorato, che l’America non conosce. L’elettorato del partito è il partito. Chiunque può candidarsi ad una carica e chiunque può vincere. In Italia provate a chiedere di farvi candidare in una lista elettorale per le politiche. Solo le preferenze consentivano una qualche similitudine al sistema americano e infatti abbiamo abolito le preferenze.
Il motivo per il quale non ci saranno le primarie di coalizione nel centrosinistra a Bari, non deriva dai guai giudiziari del Pd, quello è il pretesto, ma dal fatto che i partiti in verità non vogliono misurare i loro candidati. Il campo largo funziona se c’è un accordo al vertice, senza il quale tramonta, per cui non c’è nessun campo largo, c’è solo una coalizione che non riesce a prendere piede, perché sono antitetiche, non convergenti, le strutture di Pd e cinque stelle tanto che ci si sorprese che potessero fare un governo insieme. Un governo che nacque da una necessità contingente della legislatura e che nessuno aveva prima auspicato o previsto e che gli elettori hanno bocciato. Pensare di poter rilanciare quell’esperienza, non solo sarebbe una scelta che si è già dimostrata perdente, ma proprio la dimostrazione dello sprezzo per le differenze che dividono partiti e personalità fra loro tanto incompatibili. Conte lo ha capito e si sta attrezzando di conseguenza. L’onorevole Schelin ancora non sembrerebbe,