Bisogna essere grati al generale Vannacci che da quando è entrato in politica ha allargato i nostri orizzonti culturali. Somari quali siamo si pensava con Catone che i primi abitanti dell’Italia centrale, fossero Greci d’Acaia venuti in Italia al tempo della guerra troiana, o altrimenti, con Sallustio che fossero oriundi della Sabina. Dionigi d’Alicarnasso li fa Arcadi detti Aborigeni per il loro abitare sui monti, ma non del Caucaso, del viterbese. Poi Varrone parla di Pelasgi, che conquistarono il Lazio e dominarono i Siculi, che quindi dovevano essere un’altra popolazione ancora, comunque greca. Vannacci invece ha interrotto le sue vacanze per erudirci. Noi italiani siamo bianchi di origine caucasica e questa è davvero una rivelazione dal momento che si credeva il Caucaso, invaso nel 1240 dai mongoli, frantumatosi nei diversi regni dell’Orda d’Oro. La sua unità politico-territoriale venne ricostruita solo due secoli dopo. Nel 1500. la Transcaucasia settentrionale passò ai Persiani, quella occidentale ai Turchi, mentre nel Caucaso settentrionale si affermava la Russia zarista, quindi i bianchi caucasici, non sarebbero gli italiani, ma semmai i russi. Tutte sciocchezze. Ci inchiniamo volentieri davanti al verbo di Vannacci che è uomo di sapere profondo.
Per cui se Virgilio avesse ragione nel ritenere Roma una città fondata da Enea, vai a capire se Troia situata nell’Asia minore fosse popolata da bianchi caucasici. Resta il fatto che già la Roma repubblicana assimilò le popolazioni più varie nei suoi confini, che la magna Grecia aveva origini ancora diverse, che i commerci con numidi e egiziani erano più fruttuosi di quelli con le popolazioni germaniche. Provate voi a stabilire esattamente quale fosse il colore della pelle in un tale miscuglio di etnie. Il padre della Chiesa Agostino, vescovo di Ippona era romano e pure nato e vissuto in Africa ed era di colore. C’è questo curioso aspetto su cui aspettiamo una prossima riflessione intellettuale di Vannacci, il fatto che il principale pensatore della cristianità, nonché capace di influenzare la cultura occidentale fino al nostro tempo, dall’ebreo Bergson, all’antisemita Heidegger, fosse un africano nero. Un negro, per dirla con Hemingway.
Che l’Europa abbia una umanità varia per la verità lo si sarebbe dovuto capire almeno dal primo ottocento. Alexandre Dumas, uno degli scrittori francesi più letti al mondo era nero. Suo padre, Thomas Alexandre Davy de la Pailleterie, era più nero di lui, l’unico generale di colore dell’armata di Bonaparte. Stranamente non ci sono testimonianze dell’epoca che riportano l’opinione di qualcuno sulla maggioranza bianco caucasica dei generali di Napoleone. Una simile osservazione sui suoi generali e l’Imperatore ti faceva fucilare. L’eguaglianza fra gli uomini, come fra i generali, gli scrittori ed i santi, non vale solo per i caucasici bianchi, altrimenti staremmo freschi. Ad esempio gli stessi tratti del generale Vannacci non sembrano propriamente bianco caucasici, sono più mediorientali, o al limite turco caucasici, probabilmente gli stessi di Enea o dell’emigrato siriano che ti chiede le monetine sotto casa.
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