L’esposizione dei mezzi cingolati russi semidistrutti nel centro di Kyiv con i bambini ucraini che ci salgono sopra per giocare sono la migliore testimonianza del flop di una invasione che pure veniva data per irresistibile. In verità la mappatura dello stato bellico seguita con la solita cura dal servizio militare britannico constata una sostanziale conferma delle reciproche posizioni. I russi non avanzano nel Don Bass e la controffensiva ucraina ha avuto effetti limitati. Ma la vera ragione di questo stallo è dettato dal controllo russo della centrale di Zhaporizyhe che è principalmente un ostaggio nucleare. Difficile che venga smilitarizzata perché questo consentirebbe all’Ucraina un’intensificazione delle attività nella zona. I russi resistono solo se possono paventare un incidente atomico. Per questo gli ucraini hanno spostato il loro interesse sulla Crimea che fino a questo momento non era mai stata colpita. La Crimea è tornata di fatto territorio russo dal 2014. Eppure le principali attività si sono concentrate in quella regione, dimostrando che o l’Ucraina vi ha introdotto una brigata fantasma, o dispone di artiglieria a lungo raggio che non è stata registrata. Sono stati invece ben identificati i droni kamikaze che hanno colpito una delle principali basi russe nei pressi di Sebastopoli, dove i satelliti hanno rilevato otto caccia bombardieri russi distrutti. La flotta aera russa è già stata intaccata del 50 per cento in combattimento ora viene anche devastata al suolo. La Russia da parte sua vanta dei successi nei combattimenti di trincea, che sono anche possibile ma nessuno può verificare con esattezza, anche perché poi i russi ripiegano. Quello che è certo sono i bombardamenti mirati da parte degli ucraini contro quelli terroristici sulla popolazione dei russi. Putin non dispone di sistemi di precisione altrettanto sofisticati.
In tali condizioni non stupisce la pressione russa sui paesi occidentali, I festeggiati cambi di governo rischiano di non produrre particolari benefici al regime. Per quello che riguarda l’ Italia la Pravda ha attaccato duramente l’onorevole Meloni. Gli amici di Putin si riducono ai capi di quattro formazioni, Conte, Salvini, Berlusconi, Fratoianni, che nel caso migliore non arrivano al 36 per cento. Troppo poco per condizionare una politica estera italiana dove oramai persino la diplomazia vaticana ha finito per riconoscere la Russia come aggressore. Mentre in Inghilterra, anche senza Jhonson, Mosca troverà comunque il suo avversario più determinato. In Francia la Le Pen può molto poco. Mai la Germania venisse intimidita con le restrizioni sul gas, da notare che la Russia rallenta i flussi ad agosto,. Bisogna vedere se sarà in grado di perdere soldi in mesi come novembre dicembre. Per quella data, considerata anche la protesta degli oligarchi che già si sentono strangolati dalle sanzioni, e l’irriducibilità dei Polacchi e dei paesi baltici, oltre a quelli nordici a cui si sono aggiunte Svezia e Finlandia, a Putin converrà trattare con Zelensky o sbaraccare.