Sarebbe il caso che il ministro Piantedosi si recasse con urgenza in Parlamento per riferire sui fatti di Pisa e Firenze che destano una giusta indignazione nell’opinione pubblica, in particolare dopo le parole del Capo dello Stato sull’uso dei manganelli contro i ragazzi. C’è già chi ritiene di essere tornati ai tempi del governo Tambroni che pure potrebbero essere considerati migliori di quelli del terzo governo Andreotti quando si accusavano le forze di polizia di infiltrarsi nelle manifestazioni e di sparare alla povera Giorgiana Masi.
Il Partito repubblicano italiano al governo della Repubblica ha sempre confidato nella lealtà democratica delle forze dell’ordine. Tuttavia non si può escludere che un anno trascorso a rincorrere cittadini sulle spiagge, o a pretendere l’autocertificazione se a passeggio con il cane e a imporre il coprifuoco dopo le 18, non possa aver alterato la loro stessa percezione de ruolo svolto. Per cui, mai venissero confermate disfunzioni gravi come quelle che si vedono riprodotte nei video degli avvenimenti in questione, il ministro dell’Interno farebbe bene a individuare i violenti e a rimuoverli tempestivamente dalle loro funzioni.
Va anche ricordato che questo giornale fu molto critico con la questura di Roma e con il ministro Lamorgese che dopo aver proibito in pratica ogni movimento ai singoli cittadini per un intero anno, consentivano beatamente ad un corteo non autorizzato di trasformarsi in un’azione squadrista contro la sede nazionale della Cgil di Corso d’Italia. Per lo meno dalle cronache i fatti di Firenze sembrerebbero diversi da quelli di Pisa, dal momento che a Firenze con gli studenti delle scuole, c’era l’organizzazione degli studenti palestinesi, e dei sindacati di base, associazioni che meriterebbero un accertamento suppletivo sulle proprie finalità sociali e le correlazioni politiche. Se le forze dell’ordine avessero constatato un tentativo di procedere senza autorizzazione contro l’ambasciata statunitense, forzando il blocco della questura, bisognerebbe chiedersi anche cosa avrebbero dovuto fare gli agenti. Cedere alla forza o misurarvisi? Se scelgono di misurarvisi, ovvero di far rispettare la legalità democratica richiesta dalla Repubblica, hanno il diritto ed il dovere di evitare i rischi per la loro stessa incolumità. Altrimenti, se devono preoccuparsi solo di quella dei manifestanti, inutile schierare i reparti antisommossa, mobilitiamo i pizzardoni che arrestino il traffico al passaggio della folla e la salutino compunti. Questa vada dove preferisce, faccia quello che crede, viva la libertà. Il risultato? Nella settimana successiva alla morte di Navalny in Italia si assaliva l’ambasciata americana. Magari qualcuno rimpiange l’occasione persa. Almeno si consolerà lamentandosi della polizia fascista e bruciando comunque la bandiera israeliana. Non La Voce Repubblicana.
Bisogna infine considerare una situazione internazionale piuttosto particolare, tale per la quale la Francia. che non ha avuto né governi Tambroni, ne governi Andreotti, ha proibito le manifestazioni pro Palestina tout court. Naturalmente bisogna tener conto del parere di chi ritiene che la Francia abbia smesso di essere democratica dal tempo della caduta di Danton. In Italia invece le manifestazioni pro Palestina si tengono più o meno ogni settimana per cui forse è meglio che alla polizia si chieda responsabilità, di promuovere un’inchiesta interna e sospendere chi ha sbagliato, non di venir disarmata. Il rispetto della legalità democratica repubblicana vale per tutti, anche per gli studenti palestinesi o quello che sono.
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