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La nuova offensiva russa è già fallita

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
15 Febbraio 2023
in Guerra in Ucraina
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Appena trovato il cadavere del generale Makarov, per la Tass era depresso, sollevato da Putin dai suoi incarichi, il poveretto si è suicidato, vale la pena di riaprire il meraviglioso “Guerra e pace” del conte Tolstoj. Vi sono descritti due tipi di ufficiali dell’esercito russo, il principe Bolkonskij allo stato maggiore e il capitano Dolochov alle truppe. Entrambi non sanno di strategia, né gli interessa, d’altra parte i militari russi hanno problemi di strategia anche oggi. Pensavano di occupare l’Ucraina mobilitando duecentomila uomini quando ne servirebbero per lo meno un milione, e badate che senza un milione di uomini da schierare sul campo sono inutili carri, aerei, elicotteri e bombardamenti missilistici a casaccio. I tipi di ufficiali descritti da Tolstoj ne prevedono uno dedito all’onore ed al sacrificio, l’altro ai sollazzi di ogni genere. Se con Tolstoj si leggono anche le cronache dell’armata imperiale del 1812 il tipo di ufficiale russo più comune è Dolochov, di Bolkonskij non ci sono tracce. Allo Zar Alessandro primo vengono descritti ufficiali che sono troppo ubriachi per montare a cavallo, altri che si presentano in piena notte con la berretta in testa preoccupati di tornare subito a letto dove li aspettano le loro amanti e per finire giocatori d’azzardo che non assumono il comando prima di vincere la partita a carte e se non la vincono si cimentano in duelli per non pagare il debito. Sono tali e tanti i casi riportati che Alessando ridiede il comando supremo dell’armata a Kutuzov che pure detestava. Kutuzov disponeva comunque dell’unica qualità utile per affrontare quel demonio di Bonaparte, fuggire.

Le tradizioni militari sono da allora incentrate sulla difensiva, appena la Russia si troverà in Francia nella sesta coalizione, Alessandro metterà di fatto al comando dell’ esercito il conte Bernadotte, divenuto re di Svezia e persino il vecchio rivale di Napoleone come il generale rivoluzionario Moreau che aveva sconfitto austriaci e prussiani sul Reno. Quando la Russia sarà impegnata nella prima guerra mondiale non riuscirà a guadagnare un solo metro di campo in tre anni e caduto lo Zar, Kerenskij perderà il suo governo per un’offensiva fallita. I bolscevichi per la verità trovano un generale di tipo diverso, Tukacevskij che vinta la guerra civile mostra una certa capacità strategica. Stalin lo farà fucilare e con lui tutto lo Stato maggiore perché la principale sindrome di cui soffre la dirigenza rivoluzionaria è quella bonapartista, ovvero il colpo di Stato militare con cui i bolscevichi sarebbero stati impiccati tutti. Zukov è un miracolato, ma anche lui vince una battaglia difensiva e se avanza su Berlino è solo grazie allo sbarco anglo americano in Normandia, senza il quale Hitler avrebbe vinto a Stalingrado.

L’esercito trasmette un metodo ed una catena di comando che si perpetua più o meno in ogni generazione ed è evidente che i generali russi si sono specializzati necessariamente sulla base della loro storia nell’arte della fuga non dell’attacco. In Afghanistan fallirono clamorosamente e contro dei pastori di capre. In Ucraina, nella seconda offensiva lanciata in queste settimane, è andata pure peggio. Al Cremlino non possono aspettare la primavera, quando gli ucraini avranno le nuove armi della Nato e hanno attaccato ora. E lo hanno fatto impiegando prima i mercenari della Wagner che a costo di perdite inquietanti hanno ottenuto comunque dei successi, poi rovesciando i loro rinforzi regolari come a Vuhledar, una cittadina mineraria considerata molto importante per le linee di rifornimento di entrambi gli eserciti schierati nel Lugansk. I russi hanno cercato di prenderla già l’anno scorso senza riuscirvi e chissà per quale senso di ottimismo immotivato hanno creduto di poterlo fare in questi giorni. Morale, in una sola mattinata hanno perso 5000 uomini della 155esima brigata, un corpo di élite della marina è stato letteralmente spazzato via. Gli ucraini hanno fatto il tiro al bersaglio e sembrerebbe, senza nemmeno aver perso un effettivo, qualcosa di eccezionale nella storia militare mondiale. Badate non è la maledizione di Dolochov. È che Putin voleva dimostrare alla Wagner di saper ottenere risultati con le sue sole forze. Perché adesso c’è anche il fronte interno sul prestigio militare di cui Makarov è stata la prima vittima. I cinquemila della 155esima, nemmeno vengono considerati. Lo hanno smesso di leggere in Russia, Tolstoj.

Foto CCO

Tags: 155 brigatazar
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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