Per Ugo La Malfa le alleanze andavano ricercate sulle posizioni di politica estera, dalle quali discendevano le convergenze sui temi di politica interna. E le posizioni di politica estera nel sentire lamalfiamo erano fondate su tre cardini: la difesa di Israele come baluardo dei valori occidentali; la ferma appartenenza al sistema Atlantico; l’Europa come orizzonte, mantenendo l’Italia aggrappata alle Alpi per non scivolare nel Mediterraneo.
E in questo senso nessuna indecisione poteva essere ammessa quando si trattava di difendere chiunque venisse attaccato col rischio che quell’attacco rappresentasse una minaccia reale per l’intero sistema di valori euroatlantici.
Per questo condivido la posizione espressa ieri su Il Foglio dal Senatore Carlo Calenda riguardo alla legittimità dell’Ucraina di colpire obiettivi militari in territorio russo. In un contesto di guerra dove l’aggressione è stata unilateralmente avviata dalla Federazione Russa, è fondamentale riconoscere il diritto dell’Ucraina a difendersi anche attivamente, prendendo tutte le misure necessarie per proteggere la propria sovranità e il proprio popolo.
La difesa del diritto internazionale e dell’autodeterminazione dei popoli sono principi cardine che devono essere salvaguardati.
La posizione di Calenda riflette un approccio pragmatico e realistico alla complessa situazione geopolitica che l’Ucraina sta affrontando.
Si tratta di una posizione coraggiosa e politicamente intelligente, poiché non solo riafferma il diritto di un Paese aggredito a rispondere in modo proporzionato e mirato, ma consegna anche all’Europa un ruolo cruciale nel panorama internazionale e, sul piano interno, argina le spinte nazionaliste che ne minano le prospettive. Il tutto senza tralasciare che questa posizione rafforza e riafferma la difesa dell’UE e dei nostri valori, insieme ai territori dei singoli stati membri.
Infatti, sostenere l’Ucraina significa rafforzare la sicurezza dell’intero continente europeo, sottolineando l’importanza di una risposta unita e determinata contro le aggressioni. Soprattutto in chiave europeista ritengo che per il PRI sia naturale ribadire la necessità di sostenere l’Ucraina non solo con le parole, ma anche con azioni concrete, affinché possa continuare a resistere e a difendersi da un’aggressione ingiustificata e violenta, consentendole di colpire le basi dalle quali partono gli attacchi: non per favorire un’escalation del conflitto ma, al contrario, per accelerarne la soluzione.
E non è con le ipocrisie all’italiana di votare l’invio di armamenti non consentendo il loro utilizzo in una difesa attiva, che si può pensare di lavarsi la coscienza.
Bisogna aver chiaro che Kiev sta difendendo anche i confini della UE e senza indebolire la capacità bellica della Russia, non è pensabile pensare di porre fine al conflitto.
Per questo l’Italia e l’Europa devono mantenere una posizione chiara e coerente, sostenendo l’Ucraina nella sua lotta per la libertà e la democrazia, e riconoscendo la legittimità delle sue azioni difensive. Solo così l’Europa potrà avere un ruolo importante nello scacchiere internazionale, dimostrando la sua determinazione nel difendere i principi democratici e la pace che il pacifismo militante da un lato e, soprattutto, i disegni non nascosti di Putin di ricostruire i confini di quello spazio d’influenza sovietico, dall’altro, stanno pesantemente minacciando.
Vieppiù se il voto americano di novembre consegnasse la Casa Bianca ad una presidenza fondata su presupposti di avversione alla politica euro-atlantica, caposaldo del sistema occidentale quantomeno dallo sbarco in Normandia.
archivio fotografico Pri