Pierre Zanin della Direzione nazionale del partito ci ha inviato il seguente commento alla partita delle nomine europee
Prima delle Europee, avevamo letto un’importante intervista a Manfred Weber, Presidente del PPE, in cui – sostanzialmente – si diceva favorevole ad un allargamento a FdI della maggioranza europea PPE + RE+ S&D e, invece, contrario ad un suo allargamento alla Lega. Leggendo la nuova intervista rilasciata ieri al Corsera, sono due le considerazioni che ci sentiamo di fare.
La prima. Forza Italia e Tajani contano – eccome! – nel PPE, che ha vinto le Europee e non cambia linea sulle alleanze dopo il risultato elettorale. Al di là del fatto che l’Italia è membro fondatore della UE, il ragionamento di Weber è che FdI e FI (PPE), identificati come i “pilastri” politici della maggioranza di governo italiana, hanno vinto le Europee nel loro paese a differenza di Macron (RE) in Francia e Scholz (S&D) in Germania, e questo legittima la richiesta del PPE di chiedere un ruolo di responsabilità per il Ministro Fitto in rappresentanza dell’Italia. La Lega, insieme agli altri sovranisti europei, è fuori dalla “stanza dei bottoni” e non viene nemmeno considerata un interlocutore.
La seconda. Nonostante i clamorosi errori di Giorgia Meloni, il PPE tiene la posizione di voler coinvolgere FdI nell’alleanza che governa l’Europa, sia perché il proprio baricentro politico si è spostato a destra sia per evitare lo scivolamento dell’Italia su posizioni ancora più sovraniste di quelle già emerse con il voto di giugno.
È una posizione responsabile che va apprezzata e che, nel medio termine, potrebbe favorire l’avvicinamento di FdI al PPE e, successivamente, il suo ingresso nel gruppo, con riflessi importanti anche sulla politica interna italiana. I n questo quadro, se l’Italia, grazie al PPE, dovesse riuscire ad ottenere un Commissario di peso nonostante i clamorosi errori di Giorgia Meloni, sarebbe un colpo duro alla narrazione politica dell’opposizione. Non è che i problemi veri dell’Italia si siano d’incanto risolti. Al contrario, sono tutti lì, evidenti e talvolta urgenti da affrontare e risolvere, a partire dalla legge di bilancio 2025 nella cornice pluriennale del nuovo Patto di Stabilità, che il Ministro Giorgetti ha sottoscritto a nome del nostro paese, e l’attuazione del PNRR, che, sotto la responsabilità proprio del Ministro Fitto, procede pur evidenziando ritardi che, in prospettiva, ci potrebbero esporre a rischi e problemi seri con l’Europa. In particolare, sull’economia confermiamo la nostra preoccupazione per la traiettoria complessiva del paese, che il governo non sembra in grado di riuscire ad indirizzare – anche grazie al PNRR – su di un percorso di crescita duratura e stabile, utile ad attuare efficaci politiche di riequilibrio della distribuzione del reddito e dei differenziali sociali territoriali, in quadro di effettiva sostenibilità per il debito pubblico.
E però sarebbe chiaro che dalla partita delle nomine in Europa il governo italiano uscirebbe meno isolato, conseguendo un risultato che non sembrava raggiungibile per come si erano messe le cose dopo il voto di Giorgia Meloni nel Consiglio europeo e di FdI al Parlamento europeo sulla conferma di Ursula von der Leyen quale Presidente della Commissione. Un elemento di seria riflessione per l’opposizione al rientro dalla pausa estiva.
epp, European Parlament group