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La prossima rivoluzione russa

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
25 Maggio 2023
in Guerra in Ucraina
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Circola un video surreale di Putin chino su una mappa francese del ‘700 dove non si riesce a trovare un’Ucraina da nessuna parte la si giri. Dove oggi c’è l’Ucraina, all’epoca di Caterina la Grande c’era solo un commonwealth polacco lituano. La prova provata che l’Ucraina non è mai esistita fino a quando l’Unione sovietica non le ha dato uno stato nazionale. Senza voler passare per pignoli, in verità esisteva una nazione cosacca l’Etmanato, fino a quando appunto Caterina lo soppresse e la mappa mostrata da Putin dovrebbe essere del 1764, ma nella seconda metà dell’800 lo Zar Alessandro secondo organizzò un protettorato e ripristinò l’Etmano che appena persa la prima guerra corse a chiedere aiuto alla Germania, tanto gli ucraini si sentivano russi. Se poi si potesse dispiegare quella stessa mappa dal mar nero all’Atlantico, Putin si accorgerebbe che all’epoca non esisteva la Germania. C’erano invece una varietà di Stati divisi fra loro che nemmeno esistono più. Il Nassau, Il principato di Brunswick, il ducato di Hannover. Non esistevano proprio il Belgio o l’Italia, che pure esistono ora. Come l’Ucraina erano territori contesi, che in fondo la Russia potrebbe rivendicare sulla base della loro mancata esistenza nel 1764. Chi l’ha detto che la Russia debba essere limitata dal fiume Niemen? Magari può estendersi fino al Mediterraneo, affacciarsi sull’Atlantico, risalire le Manica. Le mappe non ci dicono gran che a proposito, se non che quando uno Zar provò ad affacciarsi sul Danubio si ritrovò contro una coalizione che lo ridusse a brandelli.

Nicola primo aveva portato l’impero russo al suo massimo livello di espansione conosciuta, 20 milioni di chilometri quadrati di territorio, sottometteva la Polonia, minacciava la Finlandia e pure voleva sfondare in Turchia e chissà che altro ancora se non lo si fosse fermato. Se Putin pensasse a tanta grandezza sviene sicuro. Il motivo per cui lo zarismo pur ritirandosi lentamente non venne messo in discussione è che in tre anni di guerra le perdite dell’armata russa non raggiunsero i centoventimila morti. Eppure Nicola primo aveva combattuto non solo contro la Francia, ma anche contro l’Inghilterra e mai era successo che inglesi e russi si fossero scontrati. Quando Nicola secondo nello stesso arco di tempo perse quasi 4 milioni di uomini, il destino della Russia fu segnato, i bolscevichi innalzarono la bandiera della pace, lo Zar venne rovesciato. Non è dunque per caso che il comandante della Wagner Prigozin abbandonando Bachmut con le pive nel sacco abbia preconizzato una prossima rivoluzione russa. In quest’ anno sono morti più soldati russi che in tre anni in Crimea all’epoca di Nicola primo e tutti gli obiettivi russi sono stati falliti. L’Ucraina da miserella bistrattata che era sembra diventata la Grecia dopo Salamina. La Russia invece assomiglia alla Persia vinta di Serse.

Nonostante l’eccitazione per gli studi geografici davvero promettenti, è la prima volta che abbiamo sentito Putin parlare di una Russia che vive un momento difficile. Dichiarazione avvenuta dopo la morte del ministro Kurachenko, la tredicesima vittima eccellente dall’inizio della guerra, la prima con incarichi di governo e quindi qualcosa che dovrebbe incominciare ad inquietare via via la cerchia più ristretta del Cremlino. Finché muore qualche oligarca, pazienza, se invece gli infarti iniziano a colpire i 45enni dell’esecutivo, chi può sentirsi di godere di buona salute in Russia? Escluso Medvedev, sempre pimpante. Questa marionetta si è subito agitata con tutto il suo repertorio. La Nato non ha calcolato i rischi nucleari che si aprirebbero con l’invio delle nuove armi all’Ucraina. Ora, il teatrino putiniano, ad un anno dal disastro consumato, dovrebbe comprendere per lo meno una cosa molto semplice. Il primo calcolo della Nato, dal momento nel quale ha iniziato a fortificare le difese ucraine perché non cedessero, cosa molto probabile senza un intervento di supporto esterno, è stato il rischio atomico. Questo rischio i comandi della Nato lo hanno considerato pari a zero. La ragione è che se la Russia fosse mai stata in grado di sostenere una guerra atomica, l’Unione sovietica non si sarebbe dissolta. Per cui se la Russia di Putin, che manco riesce a penetrare in Ucraina, crede di poter fare la guerra atomica che non fece l’Urss, possiamo considerarla già estinta e questa volta per sempre. Cominciamo pure a disegnare le mappe di domani senza la Russia. Questo di bello hanno le mappe, cambiano Stati e confini a secondo delle epoche. Davvero sembra impossibile immaginare un’atlante privo della Russia. Eppure esiste il tavolo di strategia della Conquista del mondo. Disegna una grande Ucraina, l’Afghanistan, gli Urali, la Siberia, e manca proprio la Russia. Un gioco di società inventato il secolo scorso in Francia, diffuso in tutto l’occidente come Risk o Risiko, magari ha anticipato il futuro.

Tags: EtmanatoMedvedev
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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