Non è che serva una grande mente economica per comprendere che le sanzioni occidentali alla Russia restringono e penalizzano i margini di guadagno di tutte le aziende che hanno traffici ed affari con quel paese. Sono state capaci anche di compromettere legami culturali molto spessi e frequenti concernenti la musica piuttosto che la letteratura. E questa è però l’unica autentica privazione, forse evitabile, nelle nuove relazioni con la Russia, in quanto un libero mercato come quello occidentale è in grado di riorientarsi completamente quali sacrifici possa comportare, soprattutto quando dispone di capacità di ricerca e di innovazione tecnologica. Il mercato del gas in particolare ha infinite possibilità di diversificazione, basta pensare che la Croazia lo estrae dal Mediterraneo, opportunità che farebbe bene a valutare il prima possibile anche l’Italia. La quale già dispone di forniture dall’Azerbaijan, dall’Algeria, in Qatar e può tutte aumentarle e cercarne di altre. Asserire quindi che le sanzioni svantaggino coloro che le pongano è una affermazione puramente qualunquista. Tutti i dati sono certificati, a cominciare da quelli forniti dagli istituti di statistica o bancari russi. Tanto che il Cremlino ha deciso di non consentire più i rilevamenti dagli enti preposti. Se si considerano anche i suicidi dei dirigenti dissidenti in questi mesi di guerra, si ha il quadro disgraziato di qual è la situazione.
Le sanzioni per come sono state adottate stanno impedendo la continuazione dell’offensiva in Ucraina e lo si comprende da come questa sia sempre più rallentata. Persino il truculento leader ceceno Kadirov, che sino a due mesi fa sembrava essere pronto a strangolare gli ucraini con le sue mani, ha capito che tra le armi occidentali e le sanzioni non c’è più trippa per gatti, ovvero non ci sono più fondi per i suoi miliziani. Nemmeno un sottopancia del regime come Kadirov ha il coraggio di dire che le sanzioni danneggiano noi e non lui e infatti se ne va in vacanza.
Il senatore Salvini, beato lui, rischia di apparire come l’ultimo fedelissimo di Putin che le sanzioni le vuole togliere. Ma se le sanzioni non dessero fastidio a Putin perché quello se ne preoccupa continuamente?
Alla canna del gas è già arrivato il regime russo, come era inevitabile, perché non ha un mercato alternativo a quello europeo dal 1800. La Russia avrebbe fatto volentieri la pace con la Francia se quella non avesse pretesa il blocco con l’Inghilterra. Un paese come la Russia non può permettersi di restare isolato dalla sola Inghilterra e per questo Medvedev ha minacciato di distruggere Londra, per disperazione. Costruito questo mercato con grande perizia, Putin pensava di potersi consentire qualsiasi avventura avesse intrapreso. Ha sbagliato lui i calcoli.
Non c’è più molto tempo per restare ancora impantanati a lungo in Ucraina. La Russia è già obbligata a giocare la carta della improvvisazione. Le reazioni di Orban e Salvini sono principalmente imbarazzanti per l’Europa e l’Italia. Poi Orban è andato a rendere omaggio alla salma di Gorbaciov con una marea di cittadini moscoviti che hanno manifestato in questo modo il loro dissenso da Putin che non ha concesso i funerali di Stato.
Per l’Europa sarà un inverno difficile. È possibile, ne ha passati molti altri. Per Putin questo rischia di essere l’ultimo abbarbicato al comando di un paese che sta conducendo alla rovina.
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