Siamo appena arrivati al momento più struggente della campagna elettorale, quello del giuramento da parte delle varie forze politiche alla cittadinanza.
Se vinciamo le elezioni governeremo insieme cinque anni andando d’amore e d’accordo. Se perdiamo resteremo all’opposizione. Se non passiamo il quorum, spariremo per sempre. Magari. E meno male che la Costituzione repubblicana, qualcuno ha persino inventato una coalizione per difenderla, non implica vincoli di mandato. Non solo per evitare dichiarazioni strappalacrime, ma proprio per la dignità dei partiti stessi. E non vogliamo parlare della forza politica che dopo aver proposto di imporre il vincolo di mandato si è alleata con tutto ed il contrario di tutto pur di restare al governo. Il che non è necessariamente un torto, può anche essere un pregio, purché gli impegni presi davanti alla nazione vengano rispettati fino in fondo.
I partiti costituenti, quei partiti che sono i soli garanti della costituzione repubblicana, perché l’hanno sottoscritta, decisero una legge elettorale proporzionale pura, senza sbarramento o impedimento alcuno per garantire la partecipazione al voto. Essi ritenevano che solo questa legge rispecchiasse pienamente la nostra Costituzione. Per cui quando sentiamo che la si vuole difendere, vorremmo che per prima cosa si pensasse alla legge elettorale che deve garantire la condizione di eguaglianza fra i partiti. Si voleva la par condicio sulla base della propaganda televisiva e poi non ci si preoccupa della discriminazione sul piano della raccolta delle firme e oramai, di fatto, non esiste più nemmeno la par condicio.
Poi bisognerebbe risolvere una volta per tutte la questione del premio di maggioranza. Se il governo deve essere deciso in Parlamento questo non può uscire direttamente dalle urne e se invece si vuole che esca direttamente dalle urne, si modifichi la Costituzione e la si pianti con baggianate che forzano le scelte del Parlamento.
È la libertà del Parlamento il principio dirimente a cui si ispira la costituzione repubblicana. Questa libertà è la sola che consente di affrontare anche le necessità di una legislatura. L’ampia collaborazione fra i partiti che ha caratterizzato il governo Draghi è stata dettata da una condizione di emergenza del paese che pure non pare ancora essere superata. Tanto che i partiti che hanno dimissionato con leggerezza il governo che pure sostenevano, ora pretendono che lo stesso governo si preoccupi di problemi che non sono più di sua stretta competenza. Non si era mai visto qualcosa di simile e bisognerebbe pure che fra tanti sogni di gloria e false promesse si dimostrasse un qualche minimo senso di realismo. Questo presupporrebbe anche per domani un governo capace e prestigioso come quello ancora in carica oggi.
Mai escludere a priori le soluzioni politiche più inedite come anche quelle più edite, quali la massima collaborazione parlamentare che potrebbero esigere la questione energetica e la guerra. Per lo meno se si vuole mantenere un saldo profilo europeo, perché l’Europa ha fatto una scelta e la vuole portare avanti. Quella stessa scelta che diversi partiti che si presentano al voto proprio sembrano non voler dover fare.
foto sito Camere dei Deputati