La Russia sarà libera è lo slogan che migliaia di persone hanno scandito al funerale di Navalny. Né la repressione, né tantomeno l’intimidazione sono riuscite a fermare le manifestazioni che si sono tenute in tutto il paese. Gli occidentali possono vedere solo le immagini di Mosca ma le notizie si rincorrono e per quanto braccata e perseguitata un’opposizione esiste ancora.
Perché Navalny è tornato in Russia quando sapeva quello che lo aspettava. Perché un paese intorpidito e soffocato da un regime omicida ha bisogno di esempi. Ai russi non è mai mancato il coraggio e lo hanno dimostrato in questa occasione mostrando i loro volti scoperti. Non potevano mobilitarsi per i tanti oligarchi dissidenti morti misteriosamente in questi due ultimi anni tanto erano compromessi con il governo. Una lunga fila di decessi avvenuti nell’anonimato. La morte di Navalny è stata una scossa. C’è una Russia che merita un futuro che non sia legato alla faccia bieca di Putin.
Putin possiede tutto, non ha contropoteri di alcun tipo nello Stato, esercita un dominio incontrastato sulla società e si prepara ad una elezione popolare dove persino l’avversario più insignificante viene cancellato dalle liste. Mai le urne gli riservassero qualche scherzo, non ci sarebbe modo si saperlo. Il voto in Iran ha migliori margini di trasparenza di quello in Russia. Forte di duecentomila uomini reclutati negli apparati di scurezza chi mai oserà sfidarlo. I manifestanti di oggi, domani si dissolveranno, inutile dargli importanza. Saranno già tutti schedati, sorvegliati, i più molesti arrestati. Ammazzato anche Navalny al Cremlino si dorme tranquilli.
C’è solo un piccolo o tarlo che ritorna ricorrente in ogni monologo di Putin. Senza l’occidente, la guerra in Ucraina sarebbe finita un anno fa. Invece continua. La piccola Ucraina che doveva essere schiacciata in poche ore, ancora combatte. Ogni giorno di guerra è un giorno di speranza per tutti i russi che vogliono vedere cadere nel fango questo sbirro uscito da un ufficio del Kgb come un’ombra staliniana. Va detto che Stalin era molto più scaltro. Umiliato in Finlandia, non si mise a sprecare l’Armato Rossa per conquistare qualche villaggio nel ghiaccio. Meglio fare subito fagotto. Vai a sapere cosa può accadere in un paese che rovesciò lo Zar perché fermo da tre anni in un conflitto senza costrutto. Una rivoluzione in Russia? Non scherziamo. Marx l’aveva promessa in Inghilterra.
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