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Che bocconi da gigante

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
24 Luglio 2023
in L'editoriale
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Tempo tre giorni il presidente del Consiglio italiano sarà ricevuto alla Casa Bianca e già alcuni think tank atlantisti si sono messi a scrivere che le distanze fra Usa e Italia si sono molto assottigliate, tanto che Roma è prossima ad abbandonare la via della seta, dopo aver sposato la linea di fermezza sull’Ucraina. Tutto questo non può che far piacere, soprattutto se gli stessi think tank intendono sottolineare un riallineamento con Washington, quasi i governi Conte non fossero in completa sintonia con la presidenza Trump. Piuttosto bisognerebbe dire che rispetto al governo Meloni, il governo Conte volava basso. Si era impegnato a svolgere un ruolo in Libia per conto degli Stati Uniti appena abbozzato, quando Conte si era messo in testa di mediare fra Haftar e Serraj e poi si era buttato nelle mani dei cinesi e dei russi. Cosa che a Trump non dava alcun fastidio, anzi. Trump perse le elezioni, si è messo a istigare la folla davanti a Capitol Hill. Conte cacciato da Palazzo Chigi, ha piazzato un banchetto sul portone. Fortuna che nessuno se lo è filato Conte, perché lo stile era lo stesso del magnate americano. Meloni, grazie a Dio, assume un profilo più convenzionale, anche perché questo è il profilo della presidenza Biden nella scia della tradizione democratica statunitense. Trump era difficile da collocare anche per l’Old party. In ogni caso la sintonia dell’Italia con la presidenza statunitense è qualcosa di positivo, nel senso che ci mancherebbe solo un governo pronto a mettersi di traverso ai fondamentali della politica Usa. Nemmeno Berlusconi osò farlo quando si trattò di rovesciare Gheddafi e non c’è dubbio che fra Obama, Sarkozy ed il colonnello, Berlusconi avesse simpatia solo per quest’ultimo. Il problema semmai è quello di non credere, perché in linea con la politica americana, di poter svolgere, alle nostre latitudini, lo stesso ruolo che svolge l’America.

La conferenza sui migranti del Mediterraneo ha intenzioni lodevolissime, anzi, se pensiamo che il presidente del consiglio un anno fa voleva il “blocco navale”, testuale, ed ora caldeggia la cooperazione paritaria, c’è di che essere commossi per tali passi da gigante. Per carità, il progetto è di ampio respiro, ci vorrà tempo per capire esattamente come intenda procedere nel concreto, le critiche dell’opposizione sono ingenerose, l’opposizione è la migliore assicurazione del governo Meloni. C’è però un problema evidente che l’opposizione ha denunciato, anche se in maniera sbagliata, il rapporto con paesi che di democratico non hanno niente. Obama non era così convinto di dover tirar giù Gheddafi, ma certo non si è opposto nel momento nel quale gli han detto tiriamolo giù. È sicura l’onorevole Meloni che il nuovo presidente tunisino è molto meglio di Gheddafi? Perché i primi passi di Gheddafi vennero accolti dal mondo come un fenomeno meraviglioso, quando questi di Saied, hanno già disgustato tutti i palati sensibili. E poi gli altri paesi interessati hanno pure regimi discutibili. Gli Stati Uniti d’America hanno avuto rapporti particolari con personaggi dal basso tasso di democraticità. Noriega. Pinochet. La stessa visita personale di Kissinger a Pechino lo ricorda, la Cina di Mao, non era quella di Xj che pure è causa di tanti attriti. Solo che rispetto all’Italia gli Usa potevano guardare tutti questi regimi dall’alto della loro potenza economica e militare. Per cui, come dire, quando l’America apriva politicamente ad una dittatura, la dittatura era l’anello debole del rapporto. Quando l’Italia si confronta con Egitto, Marocco, paesi del Golfo, vai a sapere chi ha davvero maggior peso politico. Infatti l’onorevole Meloni ha l’accortezza di avere con se il presidente della Commissione europea, che effettivamente esercita una funzione ben più definita, non fosse che i poteri del presidente della Commissione europea, non sono quelli del presidente degli Stati Uniti d’America.

Il presidente del consiglio italiano fa benissimo a intraprendere quello che ritiene di dover intraprendere nelle relazioni con i paesi del Mediterraneo e anche gli altri dell’Africa centrale e del Golfo. Per avere poi una qualche credibilità serve la presenza della Francia, principalmente per le relazioni, autentiche che la Francia ha mantenuto nell’area per una presenza post coloniale un po’ più rilevante di quella italiana, in particolare con la Tunisia, ma certo non solo. La Francia ha la Legione in quest’area e la Legione è intervenuta nelle crisi in Costa d’Avorio come in Ciad. Ci sarà quindi un qualche legame tra l’autorevolezza della Francia e la presenza della Legione. L’Italia, l’Olanda e la Ue, dispiace, non ce l’hanno questa autorevolezza e muoversi senza il concerto della Francia non aiuta il governo italiano. Lo si capisce dal fatto, che l’onorevole Meloni forse non se ne accorge, gli sbarchi dei migranti clandestini si sono intensificati. Se il governo italiano raduna l’universo mondo per discutere di migrazione, senza trovare una misura per la Libia, aumenteranno ulteriormente per cui i soldi promessi all’Africa, rischiano di servire a noi, se non c’è un piano per la stabilità della Libia, l’unica area, oltre alla Somalia Eritrea in cui l’Italia ha contato, tristemente, qualcosa. Non vorremmo che l’onorevole Meloni fosse presa da cattivi ricordi. Speriamo che la visita a Biden, aiuti davvero.

Galleria della presidenza del Consiglio

Tags: BidenMeloni
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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