L’unica ragione per la quale si può pensare che le sanzioni alla Russia non incidano è che rivolte principalmente contro lo sviluppo tecnologico di quel paese, e non essendoci sviluppo tecnologico già di per sé, le sanzioni non abbiano particolare effetto. Ma nel momento nel quale la Russia è impegnata in una guerra le sanzioni sono rovinose per tutto ciò che concerne le possibilità di riarmamento. Difatti i russi sono costretti a chiedere armi agli iraniani, che detto fra noi, non sono una particolare garanzia di successo. Per cui Putin che in genere mente su tutta questa materia spudoratamente per ragioni di propaganda e per rispondere al mito farlocco di se stesso, è stato costretto ad ammettere per la prima volta “colossali difficoltà” da superare. Ovviamente per un osservatore come Di Battista, la frase non ha senso, partito per la Russia con l’entusiasmo di Joseph Roth il secolo scorso, il giovanotto ci ha spiegato che la vita li è bellissima, tutti mangiano abbondantemente. Purtroppo per lui le sanzioni non colpiscono il panino del cittadino di Mosca, ma la possibilità di Mosca di fornirsi di pezzi di ricambio per armi che già sono obsolete. E questo inizierà a pesare in inverno, se non prima, visto il ritmo dell’impiego delle artiglierie.
Per il resto l’avanzata militare russa non fosse tragica anche solo il 20 per cento dei missili sparati ogni giorno è in grado di provocare almeno una decina di morti, in genere vittime civili, regolarmente bambini, sarebbe ridicola. Perché l’ottanta per cento dei missili sparati è neutralizzato dalle batterie contraeree quando non si neutralizza da sé, l’arsenale russo è obsoleto. Da qui la cronaca patetica di venti giorni di combattimenti per la conquista di un crocicchio di qualche sperduto villaggio del Luhansk, dove si perdono anche cento militari e si spaccia per una grande conquista strategica, prima che gli ucraini se lo riprendano. Va avanti così da settimane, tanto che anche la popolazione russa per quanto rimbambita dalle notizie del governo, inizia a manifestare insofferenza per la guerra. Tutto questo non fa che innervosire ulteriormente il Cremlino è non un buon segno. Avessimo a che fare con un governo capace di un qualche senso di responsabilità, visto i penosi obiettivi raggiunti dopo più di 4 mesi in un paese che ricordiamo non dispone di un esercito che abbia mai combattuto in tutta la sua storia, anzi per l’esattezza, in tutta la sua storia non esiste nemmeno un esercito ucraino, la Russia si ritirerebbe e chiederebbe di aprire un tavolo per la pace, perché rischia di essere colpita, e già lo è stata nel suo territorio. Invece sono aumentate le minacce. Se ci attaccano in Crimea sarà la “fine di mondo”, tipo il dottor Stranamore di Kubrik. Sì non c’è dubbio, la fine del mondo della Russia di sicuro. Stiamo cercando di proteggere i russi più di cento milioni di persone dai delinquenti che li governano. Ci vuole pazienza.
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