La tutela del risparmio è una caratteristica che qualsiasi economia sana e soprattutto liberale deve avere, per creare fiducia nei cittadini, nelle imprese e negli investitori oltre che per un importante imperativo etico: non far pagare agli incolpevoli risparmiatori i danni della eventuale mala gestione. Abbbiamo già avuto modo su La voce repubblicana di parlare di questo tema e pare che, finalmente, ne stia parlando anche Banca d’Italia.
Il vicedirettore generale Paolo Angelini, intervenuto oggi a Roma alla Corte dei Conti, ha infatti dichiarato che “l’attuale livello di protezione fino a 100 mila euro è stato stabilito in Europa oltre un decennio fa”, facendo notare come questa soglia sia necessariamente da aumentare, tenendo peraltro conto dell’inflazione accumulata negli anni, in particolar modo nel 2023.
Il vicedirettore ha fatto anche notare che negli Stati Uniti la protezione dei depositi bancari sia fissata nella misura di 250.000 dollari e in Giappone sia addirittura illimitata, a determinate condizioni.
Gli Stati Uniti in particolare, in seguito ad alcune crisi bancarie innescatesi con il caso della Silicon Valley Bank nel marzo 2023, hanno addirittura offerto una garanzia temporanea illimitata per le banche in situazione di crisi.
Angelini non ha risparmiato una bacchettata alla UE, che discute intanto sulla Crisis Management Deposit Insurance (CMDI), facendo notare che “la forte opposizione all’utilizzo di risorse pubbliche rappresenta un ulteriore elemento di rigidità”.
Difficile pensare che una tutela più ampia non debba vedere necessariamente il coinvolgimento dello Stato ed essere lasciata totalmente in mano alle banche, che ricordiamo essere enti di diritto privato. La questione si presenta cogente e strutturale; lo Stato diverrebbe garante davanti ai cittadini della credibilità dell’intera struttura normativa e coinvolto nella solvibilità dello strumento che verrà approntato.
Sempre su questo punto Angelini ha fatto notare come parte della normativa UE dia “priorità alla parità di condizioni e alla necessità di contenere gli aiuti di Stato, rispetto all’obiettivo della stabilità finanziaria” per cui è necessario trovare “un nuovo equilibrio”.
Sul punto degli aiuti di stato dobbiamo necessariamente rivelare due aspetti; il primo è che è normale, o dovrebbe esserlo, per ogni Stato tutelare la propria economia nazionale e gli interessi di quelle aziende strategiche, come nel caso delle banche, eventualmente in difficoltà,.
Il secondo è che in passato l’accusa di aiuto di stato ha avuto un utilizzo assai disinvolto da parte di Bruxelles che arrivò nel 2015 a ordinare il recupero del denaro con cui il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD) sostenne Banca Tercas, in grandi difficoltà finanziarie, traghettandola verso la vendita alla Banca Popolare di Bari conclusa nel 2016.
Il 21 settembre di quest’anno la Commissione si è rimangiata tutto dichiarando che non fu aiuto di stato.
Per quanto potesse esservi il sospetto, in quanto il FITD non dovrebbe tutelare le banche in crisi ma i singoli depositanti, rimane da chiedersi quanto sia sostenibile in economia la pretesa che un settore strategico come quello finanziario, ma il discorso può estendersi anche ad altri come quello energetico o della difesa ad esempio, venga tutelato in caso di crisi solo da soluzioni di mercato e non dal suo stesso Stato.
Le soluzioni di mercato davanti a quei settori in cui è implicato l’interesse nazionale meriterebbero forse un ripensamento; considerando soprattutto che potrebbero nascondere dietro a legittimi interessi economici privati anche speculazioni assai pericolose o peggio ancora manovre geopolitiche di Stati inaffidabili o considerabili nemici.
Qualcosa si muove anzi deve muoversi, se addirittura il vicedirettore di BankItalia è giunto a fare affermazioni come quelle che abbiamo riportato e su cui abbiamo ragionato nell’articolo; affermazioni piuttosto forti lette con la lente di un economista.
Curiosamente queste dichiarazioni sono state poco commentate, anche sulla stampa specializzata, mentre rappresentano certamente dei punti di vista importanti, per certi versi delle vere e proprie richieste, tenendo presente che la tutela del risparmio rimane uno dei punti cardini, o forse dovremmo dire il punto cardine, di ogni economia sviluppata che mira a rimanere tale.