Il governo intende recuperare due miliardi per gli alluvionati in qualche giorno e non è proprio così chiaro, se questi due miliardi vadano destinati a risarcimento dei danni subiti, o alla messa in sicurezza del territorio. Dalle dichiarazioni lette finora, non si coglie la distinzione necessaria. Non si esclude che si tratti di disporre il prima possibile questa cifra per le immediate esigenze e successivamente sarà puntualizzato il contesto esatto. Il governatore Bonaccini ha ricordato che i danni per il terremoto in Emilia Romagna ammontarono a 12 miliardi. Ancora non è stata fatta la stima di questi alluvionali. Per quanto riguarda le coperture si è letto del previsto aumento di un euro per i biglietti dei musei d’arte e di prelievi non quantificati dal superenalotto ed altre lotterie. Se non siamo stati noi troppo disattenti, avremo notizie anche di ulteriori misure, considerando che dei fondi appositi già sarebbero previsti. Basterebbe sbloccarli. L’Unione europea e singoli Stati si sono offerti di aiutare comunque l’Italia e speriamo di avere presto un quadro più definito di quello che il governo vuole e deve fare e soprattutto, di come intende farlo. L’impegno promesso dal ministro Musumeci che ha indicato nella sicurezza del territorio, “non una, ma la priorità nell’agenda politica di questo esecutivo”, va pienamente apprezzato.
Dal 1968 ad oggi l’Italia ha avuto cinquemila vittime nelle calamità naturali e speso 165 miliardi di euro per le ricostruzioni e pure non ha saputo compiere i necessari passi avanti sulla strada della prevenzione. Serve un sussulto da parte del governo a cui corrisponda un senso di responsabilità da parte delle opposizioni. Il ministro Musumeci ha detto con chiarezza di volere un piano nazionale concepito in funzione di una strategia unitaria mancata fino a questo momento. Una sola osservazione. Il problema non sono tanto i soldi ma proprio la possibilità di elaborare una tale strategia unitaria senza una riforma del titolo V della carta costituzionale. Dal governo ancora non vengono segnali a riguardo e noi continueremo ad invitarlo a darne, per evitare che domani il sindaco di San Bartolomeo ai bagni si convinca di sostenere l’associazione ambientalista cittadina e ricorra al Tar contro il drenaggio dei fiume sotto valle, perché non si deve interferire nel corso naturale delle vie d’acqua. O che non si possano rimuovere i detriti nel fiume perché sui detriti si sono stanziati una coppia di aironi. Purtroppo, non stiamo scherzando.
Si tratta di iniziare un percorso molto complesso e articolato su cui il governo si gioca la sua reputazione. Sia il ministro della protezione civile in Aula che il presidente del Consiglio nelle sue prime reazioni, hanno mostrato determinazione. Sono state invece completamente inopportune le critiche rivolte all’onorevole Meloni per i tempi di rientro dal G7, per la sua visita alle aree interessate, e anche per aver atteso un giorno per convocare il consiglio dei ministri. Bisogna interessarsi delle coperture finanziarie e della capacità di intervento del governo, non divagare. L’Italia trova davanti a se un impegno eccezionale da compiere e lo deve saper svolgere al meglio per i tanti nostri concittadini che si trovano ancora in difficoltà. Sarebbe un’impresa riuscirvi con successo in un solo anno da oggi. Sulla base di una qualche esperienza verrebbe da credere che possa non bastare l’intera legislatura.
Per questo bisognerebbe capire come se ne è uscito il ministro Salvini con la partenza del cantiere per il ponte dello stretto nel 2024, ovvero fra sei mesi. Salvini deve avere qualche ragione particolare di ottimismo, o forse il governo, impegnato come sarà a reperire i due miliardi promessi, più eventualmente gli altri necessari, dispone già nel portafoglio quelli per la costruzione del ponte. Nessuna obiezione particolare a riguardo e neanche si esclude che il governo possa aver trovato facilmente gli investimenti necessari per un cotale grandioso progetto. C’è semmai un dubbio sulla tempestività dell’annuncio. La priorità appena indicata da un ministro in audizione alla Camera è stata subito surclassata dalle dichiarazioni di un altro. Poi perché mai parlare di ponti da costruire proprio nei giorni in cui è venuta fuori la notizia di un problema strutturale di un ponte crollato e di altri che potrebbero andare divelti dall’acqua? Se non per riguardo alle dichiarazioni di Musumeci e del presidente del consiglio, valeva la scaramanzia. Anche il miglior governo, sempre che questo lo sia, ha bisogno di un po’ di fortuna.