L’attenzione del primo confronto fra Biden e Trump si è concentrata sulle capacità cognitive dei due candidati alla Casa Bianca, in quanto Trump che ha 78 anni ha fatto il test e ha invitato il suo rivale a sottoporvisi prima di sfidarsi, nel caso di esito positivo come il suo, persino a golf. In verità anche se i due presidenti avessero l’età di Kennedy e Nixon nel 1961, il loro ritrovarsi uno contro l’altro come quattro anni fa, dà tristemente l’idea di un’America incapace di rinnovare la sua classe dirigente. Il mondo è cambiato vertiginosamente in questi ultimi quattro anni e pure l’America torna indietro e ripercorre uno scontro per la Casa Bianca già avvenuto con gli stessi protagonisti. Questa è la novità della storia politica statunitense.
Biden e Trump sono dunque molto più legati di quanto possano sembrare. Per certi versi questo impone loro di alzare pericolosamente il livello di scontro. Entrambi sono esponenti di un sistema politico divenuto obsoleto in cui non sembrano pienamente più credere nessuno dei due. La questione della migrazione dal Messico risale gli inizi degli anni ’80 e tutte le soluzioni tentate, da presidenti democratici o repubblicani che fossero, sono fallite miseramente. L’esempio universale di come non si riesca a contenere un fenomeno migratorio di frontiera. Per avere successo bisognerebbe mettere le mitragliatrici, non alzare le barriere ed è difficile che l’America possa voler sparare su dei disgraziati.
Biden che critica il Medicare sembra Trump e Trump che lamenta il disagio economico del ceto medio sembra Biden. Sia Biden che Trump sono vittime della dottrina Obama che doveva ripristinare il perduto prestigio dell’America nel mondo ed ha rilanciato le ambizioni espansionistiche e militari della Russia, degli ayatollah e persino dei pacifici cinesi.
Biden ha ragione nel dire che l’America non può uscire dalla Nato e Trump ancora più ragione nel dire che la guerra in Ucraina andava fermata prima che nascesse, cioè nel momento dell’invasione della Crimea. In effetti all’inizio della sua presidenza, Donald bombardò le basi russe in Siria e quelli abbozzarono. La Russia che non riesce a sopraffare la tenera Ucraina non è in grado di competere con la potenza di fuoco statunitense a meno che ancora si stiano ad aspettare i patriot promessi a Kyiv un anno fa.
Dal punto di vista europeo, cioè di un continente con una lunga tradizione monarchica alle spalle, si tende ad equivocare il ruolo della presidenza statunitense. Questa si confronta sempre con contro poteri tali capaci di resisterle. Trump si oppose al risultato delle urne e non trovò un solo giudice a dargli ragione, e Trump era il presidente in carica. Il fatto stesso che entrambi i contendenti per la Casa Bianca appaiano azzoppati da vicende varie, non è necessariamente uno svantaggio. Tutti i presidenti della storia che sembravano in grado di schiacciare i contropoteri della Repubblica, sotto il peso del loro prestigio, a partire da Lincoln, sono finiti piuttosto male. Un presidente deve saper rappresentare quel sistema democratico più grande al mondo, che oggi, disgraziatamente, sta invecchiando.