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La verità storica, la falsificazione permanente, la logica

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
20 Maggio 2023
in L'editoriale
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Pensare di essere proprietari di una qualche verità storica è proprio di chi della storia ha scarse conoscenze e frequentazioni. L’interpretazione degli eventi è il dato fondamentale degli storici, per cui una narrazione che concerne i medesimi fatti produce comunque valutazioni completamente opposte. Senza risalire a Tacito e Tito Livio, fa scuola il dissidio fra i professori Aulard e Mathiez alla Sorbonne a proposito del roberspierrismo, all’inizio del secolo scorso. Ma anche di più quello precedente fra Lenin e Trotskj nel 1905 sui girondini. Le stesse fonti convalidate assumono un peso relativo. Proprio Aulard si impegnò in un’opera certosina per demolire le accuse di Taine rivolte alla Rivoluzione e pur smontandole con successo, Augustin Cochin scrisse un libriccino per spiegare che se Taine aveva confuso date e circostanze comprese gli eventi molto meglio di Aulard. Cochin era uno storico dilettante e un autentico reazionario, eppure ancora oggi ha un peso ben superiore a quello del professor Aulard che è stato quasi completamente dimenticato.

La storia fornisce solo dei documenti oggettivi che gli storici traspongono soggettivamente. Poi c’è chi non conosce i documenti, non sempre si ritrovano completi, anzi, chi comunque li ignora deliberatamente, e persino chi li conosce in parte. Questa la situazione fino a ieri. Da oggi bisogna considerare anche coloro che proprio non comprendono cosa leggono nemmeno con i propri occhi eppure stanno li a cianciare. L’inviato di Sky al G7 di Hiroshima ci ha detto che il presidente Biden avrebbe sposato “la versione americana” della prima bomba atomica, come se ci fosse un’altra versione disponibile. Ad Okinawa l’America perse 40 mila soldati fra morti e feriti per conquistare uno scoglio di duemila chilometri quadrati e morirono centomila giapponesi perché non si arrendevano, si suicidarono interi battaglioni di fanteria imperiale. Ce lo si ricorda questo che la resa non era nel credo dell’armata giapponese? E se per conquistare uno scoglio insignificante dovevano morire 140 mila uomini, quanti ne sarebbero dovuti morire in uno sbarco sull’intero Giappone? In una battaglia per Tokio dove i giapponesi si sarebbero interrati? La versione americana dell’uso dell’atomica, è l’unica versione storica disponibile nel mondo libero, tranne che per i colleghi di Sky e al limite Mishima.

In questi ultimi mesi è emerso un nuovo tipo di storico dalla coscienza adamantina e capace di massime formidabili. “I bambini sono felici anche sotto le dittature”. Quelli ebrei sotto il fascismo magari, o i bambini ucraini che sotto Stalin contavano su un’aspettativa di vita pari ai 5 anni. Questo presunto tipo di storico va a firmare i suoi libercoli ai saloni letterari e strombazza in televisione le sue tesi. Fortunatamente è ancora un caso isolato, ma attenzione perché ci sono giù i suoi emuli, se non in accademia, nelle redazioni dei telegiornali. Specializzato nel lamentare le tremende malefatte commesse dalla Nato nei confronti della Russia dopo il 1991, adesso si ricorda che fu l’America a lanciare la bomba. Eppure il Giappone e l’Europa, con la vittoria americana, hanno conosciuto una crescita economica, il benessere e la pace. La Russia del 1991, non è trattata come la Germania del 1918. Ha avuto tutti gli aiuti disponibili. Non le si è consentito di far espandere la Siria di Assad, ma le si è permesso di mantenere la Cecenia con un metodo che nobilita i banchi delle macellerie. Poi la Siria l’ha difesa, e si è presa la Crimea. Per cui non si capisce dove sarebbe stata la Russia umiliata dalla Nato. In ogni caso, anche se la Russia fosse stata umiliata dalla Nato, perché mai rifarsi su uno Stato che della Nato non è membro? La Russia poteva invadere la Polonia, come fece nel 1939, in accordo con Hitler, o l’Ungheria come fece nel 1848, su richiesta dell’Imperatore d’Austria, o riprovare la fortuna in Grecia, come nel 1943, e perché no? Tornare in Spagna. Tutti paesi Nato. L’Ucraina non lo è. È solo una vittima della Russia almeno dal 1922 e l’occidente ha la responsabilità di averla abbandonata in quella occasione, nonostante gli accordi firmati di soccorso con la Germania. Se la storia non ha nessuna verità, la logica mantiene ancora un qualche senso.

Foto jack78 | CC0

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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