In assenza di una conferenza stampa sono purtroppo legittimi tutti gli interrogativi manifestati dall’opinione pubblica a seguito della seconda visita del presidente del Consiglio italiano a Tunisi, questa volta con il presidente della Commissione europea von der Leyen, ed il primo ministro olandese Rutte. Per quanto siano chiare e comprensibili le intenzioni dei leader europei manifestate e cioè evitare la destabilizzazione della Tunisia, è problematica la valutazione di cosa stia davvero accadendo nella Regione. Chi ci assicura che non sia proprio il presidenzialismo autoritario di Sayed all’origine della crisi? Chiuso il Parlamento da due anni, licenziato il premier in carica, la signora Bouden, né eletta, né votata, è praticamente un prestanome, con il bavaglio alla stampa ed il depotenziamento dell’autorità giudiziaria, nessuno è in grado di conoscere esattamente la situazione politica del paese. Ad occhio sembrerebbe in corso un colpo di Stato permanente.
Voler “stabilizzare” una simile situazione, mentre si difende con le armi la democrazia in Ucraina, appare per lo meno curioso. Sono invece incredibili le dichiarazioni del presidente Sayed che ha detto con altrettanta chiarezza, che il suo paese non ha nessuna intenzione di fare da guardia di frontiera per conto terzi. Poiché tale affermazione segue quella sulla tutela etnica della popolazione tunisina, non si capisce esattamente la ragione di un qualche ottimismo sulle possibilità di una collaborazione. Per carità, ottocento milioni promessi possono ammorbidire il fine giurista di Tunisi che ha spiegato la differenza fra lo scioglimento del parlamento e la sospensione invocando l’articolo 80 della costituzione. Non fosse che sono già due anni che è sospeso. E quando pensa di riaprirlo il parlamento questo signore?
Tali dubbi e perplessità non sono stati confortati dai commentatori e giornalisti che si sono precipitati a magnificare l’operato del presidente del Consiglio italiano. Pierangelo Buttafuoco ha spiegato che è molto importante l’impegno per l’Africa e che siamo i primi ad essere arrivati a Tunisi. Sembrava di ascoltare Crispi. Altri intellettuali rinomati ci hanno detto con la stessa prosopopea tardo coloniale che l’Italia è “l’avamposto dell’occidente”. Questo potrebbe consentire all’America di contrastare l’espansione russa e cinese nel continente. Davanti a simili affermazioni, non vale nemmeno la pena discutere, basta riferirle. Una sola osservazione. L’espansione russa e cinese in Africa è accompagnata dallo schieramento delle truppe, regolari o meno che siano. I russi usano la Wagner in almeno tre paesi affacciati sul nostro mare, i cinesi hanno inviato sette missioni militari in due anni negli Stati africani più diversi. Per tornare ad avere un ruolo di peso nella Regione, non bastano i soldi ed i commerci, i ninnoli e la tecnologia, servono i soldati. Nel caso della Tunisia, la Guardia costiera. Se Sayed fosse disponibile ad alloggiare nel porto di Tunisi la Guardia costiera italiana e olandese, una flotta, insomma, sarebbe già un elemento concreto da valutare.
La geopolitica è sempre scienza complessa e controversa, si possono avanzare le tesi più bizzarre e fare un figurone. La geografia è invece incontrovertibile. Dei paesi africani che si affacciano sul mar mediterraneo, la Tunisia è più grande solo del Libano. Tanto è vero che i governi italiani per controllare o cercare di controllare i flussi migratori gli accordi li facevano non con la Tunisia ma con la Libia, dal momento che l’Algeria e l’Egitto sono altamente militarizzate e anche nell’orbita occidentale. La Libia invece da dopo la rivoluzione verde è stata un bel problema con cui si sono cimentati tutti, da Moro, ricordate quando Gheddafi voleva mediare con le Br?, ad Andreotti, a Prodi, a D’Alema, a Berlusconi. Saltato Gheddafi la Libia, è praticamente divisa in due e non si capisce chi controlla cosa. Ad esempio, a Bengasi, ancora tre anni fa, il piano di un palazzo era del governo presidenziale, l’altro del generale Haftar e ci si sparava sulle scale. Tanto che il governo Conte Uno si era messo in mezzo tra le due parti. Aveva persino più senso il velleitarismo di Conte, ammesso che non sia altrettanto velleitario quello in atto, o in potenza, del governo Meloni. Una volta che sei davvero riuscita a stabilizzare la Tunisia, e vogliamo vederlo poi come ci si riesce, e la Libia, tre volte la Tunisia, resta instabile, quale vantaggio geopolitico abbiamo? Davvero si pensa di scaricare in Tunisia gli immigrati irregolari che partono dalla Libia e di farlo nelle condizioni di sicurezza che si pretendono per le persone dei migranti? Almeno la Tunisia fosse ancora una democrazia. Perché, forse non se ne sono ancora accorti a Bruxelles e a Roma che gli importa, ma il colonnello Gheddafi aveva rovesciato una parassitaria ed imponente monarchia. Quando l’avvocato Sayed ha strangolato una giovane repubblica speranzosa.
Galleria della presidenza del Conisiglio