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Le illusioni dello stallo pacificatore

Riccardo Bruno di Riccardo Bruno
19 Agosto 2023
in L'editoriale
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La principale funzione dei servizi di intelligence è la riservatezza, i dati sensibili dell’intelligence sono messi a disposizione dei loro governi. Nel caso in cui un giornale, mettiamo un giornale di una certa influenza interna ed internazionale, come il Washington Post, rivelasse analisi dell’Intelligence statunitense, genericamente i casi sono due. O l’Intelligence vuole fare sapere al grosso pubblico le sue valutazioni che dovrebbe tenere riservate, o altrimenti, il giornale in questione è riuscito a forzare le barriere di protezione che accompagnano i dossier. Nel primo caso, l’Intelligence intende esercitare una pressione sull’opinione pubblica venendo meno ai suoi doveri. Nel secondo caso, l’intelligence avrebbe fallito il suo compito fondamentale e quindi non è affidabile. Senza disporre di fonti di intelligence di alcun tipo, La voce repubblicana ha scritto dal primo momento che la scelta ucraina di passare alla controffensiva era per lo meno azzardata. Se era chiaro che i russi non sarebbero stati in grado di procedere oltre nel loro tentativo di penetrare in Ucraina e che avrebbero perso ulteriore terreno, era altrettanto chiaro che non stavano smobilitando. Per far sloggiare l’esercito russo dalla Crimea, semplicemente, l’Ucraina non aveva gli strumenti adatti, né in uomini né in mezzi e non basterebbero nemmeno gli F16 che comunque ancora non ha.. Per far ritirare definitivamente l’armata russa dal territorio ucraino, occorre affondare l’intera flotta nel mar Nero e se ll confronto con la flotta avviene a colpi di droni, la Russia rimarrà in Ucraina, magari non a Mariupol, ma di sicuro a Sebastopoli, per altri 50 anni.

In questa situazione è perfettamente plausibile che Zelensky ottenga qualche altro armamento letale e vada avanti nel tentativo di colpire l’esercito russo, con più o meno successo. Resta il fatto che con la flotta nelle acque del mar Nero, la situazione anche fra due mesi sarà la stessa di oggi. A quel punto Zelensky se insiste rischia, perché le risorse umane russe sono superiori alle sue di tre ad uno, tanto che in linea di strategia generale non potrebbe nemmeno permettersela una controffensiva, se non appunto i russi fuggissero a gambe levate. Sono trincerati, per cui le possibilità di successo non esistono. Dovrebbe intervenire la Nato per far sgomberare i russi direttamente, cosa che non sembra poter succedere. Lo stallo a cui assistiamo può benissimo comportare una tregua, in realtà si escluderebbe pure quella, che teoricamente sarebbe inevitabile, in quanto continuando così nessuno va da nessuna parte. Prendere tempo servirebbe a ciascuno dei contendenti a ridefinirsi e a riorganizzarsi, anche se il tempo, aiuta i russi. Hanno perso tutte le unità di élite di cui disponevano, devono ricostruirle. L’eternità è invece dalla parte degli ucraini perché ai russi non basterebbe nemmeno arrivare a Kiev e prendere Odessa per vincere la guerra. A quel punto dovrebbero fare fuori esattamente come fecero nel 1922 almeno 10 milioni di ucraini e riuscirvi in 5 anni. poi dovrebbero eliminarne altri 10 di milioni perché rispetto al 1922 la popolazione ucraina è aumentata di due terzi e quindi se si vuole come ha detto Putin che l’Ucraina non esista più occorre sterminare almeno 20 milioni di suoi cittadini. Un’impresa impossibile anche per un criminale assassino come Putin, perché una simile mattanza, non si potrebbe nascondere come invece fu fatto nel ’22. Per questo gli ucraini hanno vinto la guerra prima di iniziarla. Nessun paese può più sterminare venti milioni di persone in un altro vicino. Allora si che le reazioni internazionali sarebbero violente. E le intelligence, anche se non fossero intercettate dal Washington Post, scriverebbero tutte la stessa cosa, questi russi, questo Putin, spazziamoli via. La guerra in Ucraina, ancora non è stato compresa a fondo dall’opinione pubblica occidentale, che la considera principalmente una guerra di annessione, o magari una disputa territoriale. E’ una guerra di distruzione, per cui se si vuole fermare, bisogna distruggere chi l’ha iniziata, perché non si può dargliela vinta.

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Tags: Intelligencestallo
Riccardo Bruno

Riccardo Bruno

Riccardo Bruno si è laureato in Storia della Filosofia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1988. Dal 1987 al 1989 collabora all'Ufficio esteri del PRI diretto dall'onorevole Vittorio Olcese. Dal 1994 è capo ufficio stampa del PRI, dal 1995 giornalista professionista iscritto alla stampa parlamentare. Nel 1999 è capo redattore de La Voce Repubblicana. È stato poi editorialista per il Foglio di Giuliano Ferrara e l'Indipendente di Vittorio Feltri. Dal 2019 è prima vice direttore de La Voce Repubblicana e poi direttore politico

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