Tutti coloro che ci spiegano compunti la necessità di schierarsi come se fossimo tornati al 1994,da una parte o dall’altra, ignorano, oltre al vago sapore orwelliano, tre obiezioni ben circonstanziate. La prima è geometrica, per cui Il centro non esisterebbe, come dice la senatrice Rosy Bindi che pure deve la carriera alla Democrazia Cristiana. il partito di centro per antonomasia. Per la verità è il contrario, esiste solo il centro, occupato dal partito di maggioranza relativa di governo, oggi il partito dell’onorevole Meloni. Può definirsi come le pare, ma il ruolo è stabilito tanto che in queste ore in cui il generale Vannacci vorrebbe sabotare la nuova commissione europea, l’onorevole Meloni sosterrà con socialisti e popolari la von der Layen o chi sarà. Più in generale, come potrebbe non essere di centro un governo che collabora positivamente con il presidente democratico statunitense Biden, e bacia l’anello del papa, come quello dell’onorevole Meloni? Erano più a destra semmai Conte e Zingaretti alleati di Trump. La seconda è memonica. Ci si dimentica che questo meraviglioso fronte bipolare si frattura al suo interno. E’ successo a Prodi nel ’96, tanto da essere dimissionato dal governo, dopo che era successo a Berlusconi nel ’94. Berlusconi regge l’intera legislatura del 2001, ma è obbligato al rimpasto, perde le elezioni e appena il fronte avversario si sgretola una seconda volta e lui torna in sella, lo fa con il partito unico e si rompe anche quello. Ci si dimentica che l’Italia non sono gli Stati Uniti d’America e nemmeno l’Inghilterra. Le distanze politiche e di pensiero sono molto più ampie per la semplice ragione che la guerra civile consumata nel nostro paese è storicamente più vicina e ancora scotta. Infine, al bipolarismo c’è un’obiezione numerica. Si capirebbe schierarsi di qui o di là se la popolazione fosse entusiasta di questo sistema adottato da trent’anni, quando di fatto la strada bipolare ha portato l’Italia ad un astensionismo record. Oggi chi governa il paese lo fa con meno del trenta per cento della popolazione avente diritto di voto, il 51 per cento lo diserta. Detto semplice, la Repubblica democratica poggia su dei piedi d’argilla
Cosa diversa sostenere che il terzo polo, non interessi o non serva all’evoluzione del paese. Serve infatti solo un primo capace di intercettare questa massa di astensionisti. Fino a quando questa esisterà e apparrà destinata a crescere, ecco che ci sarà comunque un nuovo soggetto politico non allineato con speranza di successo, come riuscì a fare Grillo. Poi Grillo si è perso per strada, ha avuto il fiato corto, L’intuizione era felice, per un attimo è riuscito a capire che l’Italia non ne poteva più del modello bipolare ed ha saputo ottimizzare l’offerta. Purtroppo per lui l’ha sprecata con personaggi di infimo conto, capaci solo di dissipare quanto era stato vagheggiato.
Bisogna tenere anche presente che i partiti di maggioranza del paese fanno tutto il possibile per restare protagonisti, dalle leggi agli alambicchi, eppure nemmeno questo è servito. Vedi il destino di Forza Italia slittato, in seconda e poi persino in terza posizione nella sua stessa coalizione. Il Pd ha mostrato di sapere reggere meglio, sebbene con una vicenda sicuramente più tormentata, potrebbe giocarsi persino i suoi ultimi colpi. Nessun paese occidentale ha rimosso partiti storicamente consolidati tanto da promuoverne di innovativi ma improvvisati. Quello della Meloni ha poco più di dieci anni di vitta, sapete la strada che deve ancora fare. La Lega con il fondatore che dice di votare per un altra forza politica, potrebbe già essere al crepuscolo prima di compiere i 50 anni. La vita politica pretende tempo e non sempre si muove sull’onda del successo. Il bipolarismo in Italia è fallito ad ogni legislatura ed ancora lo si propone quasi fosse un modello vincente, Nemmeno questo si vede che ha portato la nazione sull’orlo del baratro.
Galleria della presidenza del Consiglio dei ministri