Oggi i rapporti epistolari non esistono nemmeno più. Figuriamoci. Abbiamo messaggi istantanei, perché la nostra società va veloce. Persino le email le abbiamo quasi dimenticate. Vuoi mettere la praticità di Whatsapp? L’inautenticità dei nostri giorni la vediamo anche da qui. Dall’anima che manca nella comunicazione. Il nostro sentire è affidato sì e no ad uno stato su Facebook. Chi si ricorda più il fascino di una lettera scritta a mano? Poi la busta, l’affrancatura, lo cassetta delle lettere. E poi le settimane per aspettare una risposta. Oggi ritrovare quelle lettere vuol dire entrare nella vita privata di chi le ha scritte e, nel caso di un filosofo, anche andare dietro le quinte del suo pensiero. È quello che accade per Hegel, in occasione della pubblicazione delle Lettere, a cura di Giuseppe Raciti (Aragno).
C’è, ed è ovvio, l’Hegel che ti aspetti «La filosofia è qualcosa di solitario; essa non commercia con i vicoli e con i mercati, e rimane lontana dall’affaccendarsi degli uomini in cui questi ripongono i loro interessi e fugge anche dal sapere che ne alimenta la vanità.. […] Niente ci persuade maggiormente di ciò, che la cultura sconfigge la brutalità e lo spirito ha la meglio sull’intelletto senza spirito e le sofisticherie. La sola teodicea è la scienza; essa ci preserva sia dallo stupore animalesco di fronte agli eventi o dall’ascriverli, in modo più scaltrito, alla fatalità del momento ovvero alle risorse di un individuo, onde le sorti dei regni dipenderebbero dal presidiare o meno quella certa collina, sia dal biasimo di cui è fatto oggetto il trionfo del torto e il tracollo del diritto» (a Zellmann il 23 gennaio 1807). Un mese dopo scrive a Schelling sulla necessità che avverte sempre più urgente di un giornale critico: «Questa cosa mi prende parecchio e con qualche appoggio potrei sperare di mettere in piedi qualcosa di utile. La letteratura tedesca ha l’aspetto di un prato ubertoso, sicché c’è stato qualcuno che ha detto: voglio essere una vacca e sbafarmi l’erba – ecco: spogliarlo di questa apparenza, sarchiarlo e liberare così il grano dalle erbacce, ridandogli l’aspetto di un campo per il nutrimento dell’uomo. […] Un giornale siffatto, come del resto l’atteso sviluppo della cultura bavarese, potrebbe rappresentare il passaggio dal vecchio al nuovo, fermo restando però che senza il vecchio non si accede al nuovo e che il possesso del nuovo appare condizionato più dai risultati del passato che dal lavoro complessivo, (di cui perciò ha fatto a meno), di altre epoche e di altri paesi».
In questa raccolta troviamo un Hegel che sta mettendo a fuoco il suo sistema, a Stoccarda e Tubinga (1785-1793), Berna e Tschugg (1793-1796), Francoforte (1797-1800), Jena (1801-1807). Lo troviamo impegnato in intensi confronti teoretici con gli amici di sempre, Schelling, Höldernin, in contatto con Goethe. Ma troviamo anche l’Hegel privato, che ama l’Opera, che ordina del vino, raccomandando il suo fornitore di non dargli fregature, e che si lascia andare ai ricordi come nelle lettere a Nanette Endel, una giovane coinquilina nella casa paterna: «Una farfalla svola di fiore in fiore, ma l’anima propria non la riconosce; il furto effimero di qualche dolcezza è il suo piacere; ma non ha alcun sentore dell’immutabile; per un’anima inferiore, il ricordo è solo il marchio senza spirito impresso nel cervello, l’impronta su una materia che rimane sempre indifferente, senza unirvisi mai, al conio che la fissa. […] Avremmo danzato senza sosta, come la notte prima della mia partenza; da allora non ho smesso mai di girare in circolo». Questo volume termina con Jena. Sono anni intensi. Sono quelli della Fenomenologia dello Spirito, quelli di Napoleone, questa “anima del mondo a cavallo”. «A Jena», scrive Raciti, «nasce e si struttura il più significativo sistema di pensiero dell’epoca moderna – una fonte filosofica inesauribile, che non cessa di offrirsi alla riflessione e agli usi politici della contemporaneità».
Giuseppe Raciti insegna filosofia teoretica e filosofia della storia all’università di Catania. Con Aragno ha curato tra l’altro la nuova edizione del Tramonto dell’Occidente di Spengler (2017-2019), L’incesto di Musil (2021), le Glosse critiche di Marx (2021), Socialismo di Weber (2022).
Foto Tubinga, Berthold Werner | CC BY-SA 4.0