La città di Roma è stata candidata per ospitare le olimpiadi sia del 2020 che del 2024 e visto che in entrambe le occasioni sono state fatte altre scelte è perfettamente comprensibile un certo spirito di risentimento, soprattutto nei confronti di Parigi considerata una rivale per antonomasia. Il Corriere della sera ha fatto un servizio apposito per spiegare tutto quello che non sta funzionando nell’organizzazione dei giochi, la Senna non è stata resa balneabile, pensate il Tevere, non ci sono le navette sufficienti per trasportare gli spettatori quando a Roma ci sono i cantieri aperti per la metropolitana. Proprio ieri un incendio nei pressi di Monte Mario ha costretto lo sgombero delle abitazioni, il blocco delle vie del quartiere Prati. Figurarsi se c’erano le olimpiadi nella Capitale. Comunque la stampa scrive tutto quello che le pare, ci mancherebbe. Vogliamo intervistare qualche direttore teatrale per chiedergli un commento sulla scenografia dell’apertura scelta per i giochi? Magari, uno competente ogni tanto.
Quello che invece non si era mai visto nella storia della Repubblica sono i ministri del governo che si lanciano nell’interpretazione dell’esibizione artistica che ha preceduto le olimpiadi, fino a rifiutare le spiegazioni date dagli autori, per imporre il proprio punto di vista, quello di Salvini, quello della Roccella, quello dei vescovi. I nostri ministri della Repubblica sono esteti, storici d’arte e studiosi di religione. Dovrebbero essere impegnati a tempo pieno in questi prestigiosi impieghi. Fa molto caldo, forse anche delle vacanze in condizioni climatiche più temperate aiuterebbero. Cosa diversa se interviene direttamente il capo del Governo e per discutere una questione tecnica dell’organizzazione stessa dei giochi. Questo diventa un caso perché l’Italia è parte del comitato internazionale olimpionico e quindi così come ha delegato o approvato l’esibizione dell’apertura, sicuramente ha condiviso tutte le regole che sovrintendono le gare sportive. Per cui se il presidente del Consiglio ha da ridire, invita il ministro dello sport a fare le proprie rimostranze, possibilmente in via riservata. C’è un solo modo pubblico per contestare lo svolgimento delle olimpiadi, il ritiro della delegazione italiana. Dal momento che il governo ritiene che sia stato violato il rispetto dell’identità nazionale, i principi della religione cristiana, il prestigio di Leonardo e financo le regole basilari della box femminile, con aggiunta di discriminazione del gentil sesso, parole dell’onorevole Meloni, cosa ci stiamo ancora a fare a Parigi? Andiamocene, gettiamo per terra le medaglie.
Ci eravamo permessi, modestamente, di far notare dal primo giorno che le olimpiadi sono una celebrazione precristiana a cui partecipano paesi come la Cina, più di un miliardo di popolazione, confuciana comunista non cristiana, l’India, quasi un miliardo e mezzo di popolazione induista, mussulmana, paesi islamici vari e la Francia che è per converso il paese del vaudeville, del burlesque, del grand guignol, e ahinoi di una rivoluzione, evento orribile e sanguinario che ha trucidato migliaia di preti, di cattolici, di parenti dei cattolici e senza pentimento alcuno, anzi, vi sono famiglie orgogliose delle teste issate sulle picche. Per cui non stupisce che il governo italiano, che in Europa ha orrore verso i socialisti, con i quali non vuole collaborare per nessuna ragione, nutra ancora più orrore per gente con costumi e tradizioni tanto lontane e diverse dalle sue. In Italia erano i preti a tagliare la testa ai giacobini.
Perché mai dovremmo gareggiare con atlete algerine, che cresciute al limite del deserto, hanno assunto tratti fisiologici maschili? Mostriamoci fieramente sovranisti, le olimpiadi facciamole a casa nostra, nel campo della parrocchia, le regole concordate con qualche cardinale ed i nostri grandi esperti del governo. Poi se proprio vogliamo un tocco esotico, invitiamo gli atleti di San Marino, oltre non si può andare. Altrimenti, se invece si decide di continuare a gareggiare a Parigi e che dunque tutte le osservazioni e le polemiche fatte sono baggianate di cui vergognarsi, c’è un esempio a cui ispirarsi, quello del presidente Mattarella. Rimasto in tribuna a vedersi la celebrazione d’apertura dei giochi, si è preso tanto d’acqua in testa e non ha aperto bocca. Un uomo di Stato, capace di calcare lo scenario internazionale, l’Italia ancora lo possiede. Incredibile.
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