Su La Voce Repubblicana ormai da tempo stiamo indicando nel particolare equilibrio tra individuo e Stato la caratteristica più peculiare della tradizione repubblicana, distante sia dalle concezioni ‘tutto Stato’ ma altrettanto lontana dalle visioni ‘tutte individuo’. No, abbiamo detto ripercorrendo spesso Mazzini, Ghisleri, Bovio, Pacciardi e usando molto Hegel, lo Stato è il ricamo, questo magico intrecciarsi dei fili di ordito e di trama con cui si crea, con il telaio, un tessuto. Non può esistere un tessere che sia ago e filo in un punto, ma ogni punto è un momento di un susseguirsi e il momento finale è costituito da tutto il lavoro precedente. Se ogni punto pensasse al suo interesse nessun ricamo sarebbe possibile. Attraverso le vicende del vecchio Strepsiade, annotava Guido Coccoli in un libro di qualche anno fa, capace di pensare solo al suo interesse, e del suo capriccioso figlio Fidippide, Aristofane nelle Nuvole rappresenta, e secondo Hegel a ragione, Socrate e la sua dialettica come fonte di disgregazione della società ateniese.
Scrive Hegel nelle Lezioni sulla storia della Filosofia: «Aristofane ha veduto nella filosofia socratica il lato negativo, per cui la cultura della coscienza riflessiva rende vacillante la legge: e noi non possiamo contestare l’esattezza di codesto giudizio: la coscienza che Aristofane ebbe dell’unilateralità di Socrate può essere addotta come esempio dell’idea chiarissima che il popolo ateniese possedeva nel modo negativo dell’attività di lui, per cui lo condannò a morte […] non può dirsi che questo modo di rappresentare Socrate sia ingiusto. Anzi si deve perfino ammirare la profondità di Aristofane nell’avere scorto il lato negativo della dialettica socratica e nell’averlo ritratto – certo alla sua maniera – con pennello così sicuro. Infatti nel procedimento socratico la decisione è riposta sempre nel soggetto, nella coscienza; ma quando questa è malvagia, deve ripetersi la storia di Strepsiade».
È sempre Hegel a parlarci proprio della vicenda delle Nuvole. «Strepsiade, onesto cittadino ateniese di età avanzata, è in grandi angustie a cagione del figlio, che […] conduce una vita troppo dispendiosa per per le sue condizioni economiche. Ne consegue che il padre è messo alle strette dai creditori, e nella sua angustia si rivolge a Socrate e si fa suo discepolo. Allora il vecchio impara che non questa o quest’altra cosa sono giuste, ma un’altra […] apprende la dialettica delle leggi. Per esempio, come mediante argomentazioni si possa fare a meno di pagare i propri debiti; e quindi obbliga suo figlio a recarsi anche lui a scuola da Socrate per apprendervi la saggezza che gli si conviene […] armato di questa nuova sapienza di argomenti e dell’arte di trovarne, Strepsiade è pronto ad affrontare il guaio più grave che lo tormenta, vale a dire i suoi arcigni creditori. Questi si presentano ben presto un dopo l’altro per chiedere di essere soddisfatti, Ma Strepsiade li sa pascere di buoni argomenti e stordirli a furia di ragionamenti, acchetandoli mediante titoli d’ogni sorta, e mostrando loro non esser necessario ch’egli li paghi; anzi li prende in giro ed è assai soddisfatto di avere appreso tutto questo da Socrate. Senonché ben presto la scena muta e le cose prendono un’altra piega. Viene il figlio e si comporta assai villanamente verso il padre, anzi alla fine lo percuote. Il padre leva le più alte strida, proclamando che questa è l’estrema indegnità; ma il figlio gli dimostra con altrettante buone ragioni, secondo il metodo di cui ha fatto profitto da Socrate, che ha perfettamente il diritto di batterlo. Strepsiade mette fine alla commedia imprecando alla dialettica di Socrate, tornando al suo antico costume e recandosi a metter fuoco alla casa di Socrate».
A un baccello il suo pisello. Anzi, no. Il contrario.