Se c’era qualcuno che avrebbe meritato di vincere le elezioni europee questi erano il cancelliere tedesco ed il presidente francese, che hanno saputo assicurare nel corso del loro mandato quell’intesa franco tedesca senza la quale il vecchio continente è sempre precipitato nella guerra. Dal giorno della riunificazione tedesca furono in molti a guardare con preoccupazione lo scenario internazionale. Giulio Andreotti diceva, “voglio tanto bene alla Germania da volerne due” e nonostante il nazionalismo tedesco abbia subito rialzato la testa, tutte le popolazioni che escono dalla dittatura sovietica sono inevitabilmente nazionaliste, a Riga in Lettonia il museo cittadino celebra le SS lettoni, grazie ad Angela Merkel, principalmente, si è mantenuta una Germania europeista ed affidabile. Lo stesso ha saputo fare nel complesso Sholz e meglio ancora ha fatto Macron assicurando per 10 anni un modello politico liberal democratico che ha garantito la sicurezza europea ed ancora la sta garantendo con il sostegno all’Ucraina. Se domani un movimento nazionalista prendesse piede in Francia vai a sapere cosa sarebbe delle relazioni con la Germania che anche è sotto pressione delle componenti più estreme. Non è un caso che il Front Nationale e l’Adf hanno litigato proprio prima delle europee, Hitler e Charles Maurras, nonostante avessero la stessa ideologia, si detestavano e l’Action Française si arrese malvolentieri ai nazisti nel 1941 che invece erano sostenuti dal partico comunista francese. Corsi e ricorsi vanno sempre soppesati con qualche attenzione.
Vero è che nonostante il rovescio franco tedesco, il partito popolare europeo ancora tiene, mentre socialisti e liberali dovrebbero garantire una maggioranza ed il problema è tutto di quei governi conservatori che non hanno numeri sufficienti per dare una svolta all’Europa che poi significherebbe di fatto disintegrarla. L’Est da più garanzie a riguardo cominciando dalla Polonia e persino in Ungheria Orban ha preso la legnata. Poi c’è un caso formidabile in Belgio dove un primo ministro liberale si è dimesso perché il partito liberale concorrente lo ha sovrastato ed entrambi appartengono a Renew Europe. L’Austria sembra invece tornata ai tempi di Dolfuss, ma fortunatamente il suo peso è irrilevante. Ciò non toglie che i rischi siano maggiori oggi di ieri e che si comprenderà meglio la situazione dopo le elezioni anticipate in Francia.
Per quello che riguarda l’Italia la legge elettorale voluta da Berlusconi con lo sbarramento al 4 per cento ha avuto un effetto devastante, perché in un parlamento dove bisogna rappresentare le idee principalmente, anche chi ha l’un per cento avrebbe diritto ad un seggio mentre avviene che chi ha preso il 3 per cento concorre ad eleggere le forze di maggioranza. In pratica con una legge come quella imposta da Berlusconi con il sostegno dell’allora segretario dei Ds Piero Fassino, l’area democratica liberale avrebbe avuto successo solo una volta, quando unitasi nel polo laico superò il 4 per cento. Allora avvenne l’impossibile, era il 1989 del resto, pochi mesi precedenti al crollo del muro, quando radicali, repubblicani e liberali, seppero superare diversità e contrasti per rafforzare la medesima famiglia europea.