Ogni volta che parla il ministro Fitto e va ringraziato per gli sforzi comunicativi intrapresi, davvero notevoli, meno si capisce cosa dice. Per carità il difetto potrebbe essere benissimo nell’orecchio di chi lo ascolta, non fosse che la medesima difficoltà viene riscontrata in altri numerosi soggetti interessati e per di più, tutti istituzionali. Il ministro nella sua audizione di ieri ha detto che il definanziamento degli interventi sul pnrr “si concretizzerà al termine del confronto con la commissione Ue”. Benissimo, bravissimo. Quindi è in quel preciso momento che il governo pensa di poter “riarticolare il finanziamento con altri fondi”, magari usando anche un meccanismo auspicato e sollecitato dalla commissione Ue nelle recenti raccomandazioni. Ma, il ministro perdoni, i Comuni che hanno iniziato già a realizzare le loro opere, devono preoccuparsi o restare tranquilli? Perché vedere sindaci che girano con in tasca i mattoni dei loro asili nido avviati, non è propriamente confortante. E questa preoccupazione dei sindaci, invece si capisce eccome, dal momento che è lo stesso ministro ad aver sottolineato la necessità di reperire altri fondi e se è costretto a reperirli, significa che per ora mancano.
Fitto ricorda uno scaltro professore di filosofia che salito in cattedra dice ai suoi studenti di dover apportare delle modifiche ad un sistema di pensiero già definito. E come potrebbero gli studenti opporsi alla proposta di cambiamento? Fitto dovrebbe però a quel punto spiegare se il suo cambiamento è fittizio o reale. Quando dice di “immaginare” che una serie degli interventi proposti vada spostata “su altre forme di finanziamento”, si crea un equivoco, dal momento che il ministro nemmeno individua quali poi sarebbero queste altre forme di finanziamento immaginate. La sua immaginazione è doppia. Da una parte il ministro immagina lo spostamento delle risorse e poi immagina anche un diverso modo di finanziare l’immagine dello spostamento delle risorse. Trattasi di immaginazione meramente trascendentale, riguarda la possibilità di realizzare quanto immaginato, senza assicurare nulla sull’esistenza di tale immagine.. Al che, qualsiasi studente si chiede se un tale sistema immaginifico, per quanto lecito possa essere, non dilegui rapidamente. Questo perché ancora non si è capito se 15 miliardi di talleri, per Fitto, siano lo stesso concetto di quantità di 15 miseri talleri. Sono 15 i miliardi che sono stati definanziati dal Pnrr e la salvaguardia degli stessi attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento, come il Piano nazionale complementare al Pnrr o i fondi delle politiche di coesione, è puramente immaginaria. Per lo meno questo dice il Servizio studi della Camera. Il ministro Fitto può giusto immaginare di sostituire il definanziamento utilizzando i fondi di coesione, e poiché questa è solo un’immaginazione, ecco che potrebbe poi ricorrere all’aumento del debito pubblico per sanare il cambiamento.
A lato dell’audizione del ministro Fitto vi sono prese di posizione di altri esponenti del governo preoccupati delle misure restrittive presentate dal presidente Lagarde. La Bce in questo modo si metterebbe di traverso alla crescita e magari sarebbe persino già responsabile dei risultati deludenti dell’economia. In pratica si accusa la Bce di preparare una nuova recessione. Se i governi inciampano sulle stesse possibilità di finanziamento promosse di recente, non sapendole sfruttare o peggio, rischiando di tornare ad aumentare ulteriormente il debito, come si può pretendere che la Bce non si preoccupi dell’inflazione? Il vento sta cambiando in Europa, altro che le audizioni del ministro Fitto e noi stiamo qui a polemizzare con la Bce.
Foto Ministero delle politiche comunitarie