L’Academy di cultura e politica Giovanni Spadolini si sta rivelando man mano per vari aspetti una piccola e significativa miniera. Una miniera di cultura e di cultura politica, laica, liberal-democratica e repubblicana intesa in senso largo nella quale emergono man mano “terre rare”, “metalli pregiati” e pepite preziose. Come, ad esempio, l’accordo con importanti facoltà universitarie romane per lo svolgimento di eventi e lezioni, oltre a quelle che si svolgeranno online. Come fra l’altro il progressivo risveglio diffuso nel territorio di repubblicani da tempo “in sonno”. Credo che di questa sorta di effetto alone che si sta generando dall’Academy potrà dunque beneficiare anche il Partito Repubblicano, essendo nata da una prima intuizione comune tra me e il segretario nazionale del Partito, Corrado De Rinaldis Saponaro che ha compreso subito come fosse più importante l’avvio e l’implementazione di una Academy a spettro molto largo che accogliesse il meglio di un rarefatto mondo giovanile e il meglio della cultura politica italiana. Stanno emergendo, infatti, ottimi talenti sia giovani cresciuti nelle università, sia ottimi elementi cresciuti nelle file pur ristrette del Pri. Di questi aspetti avrò occasione di riferire anche ai lettori de La Voce Repubblicana alla ripresa autunnale.
Ma qui volevo riferire di un piccolo “gioiello” emerso nella mia attività di presidente dell’Academy. Una decina di giorni fa, sulla scia di un ricordo un po’ labile ma preciso, ho ritenuto di rendere visita, insieme all’amico Avvocato Alberto Gamberini, in quanto membro del Comitato dei Garanti dell’Academy, al Ministro della Transizione Ecologica e dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Lo spunto stava in questo: ricordavo che era stato amministratore locale repubblicano in Piemonte, nel biellese. Mi sono presentato come presidente dell’Academy Spadolini e mi ha ricevuto con grande cordialità e apertura in maniche di camicia. Abbiamo conversato per più di un’ora. Ministri ne ho dovuti conoscere, e frequentare, tanti, di vari colori, nella mia vita nelle istituzioni e nell’alta amministrazione dello Stato, ma ero onestamente un po’ preoccupato perché non mi piace disturbare chi ha importanti impegni istituzionali, ma il Ministro era felice di ricordare, e in qualche modo ripercorrere, i suoi trascorsi repubblicani dicendomi di sentire ancora con forza che la sua cultura politica è impregnata soprattutto di valori e di tradizione repubblicana. È stato sostanzialmente un dialogo tra repubblicani senza tessera. La mia l’ho avuta dai 14 ai 26 anni, quando ritenni di restituirla avendo vinto il concorso di Consigliere della Camera dei Deputati, per dare un segnale sull’imparzialità del mio servizio alle istituzioni. La sua è andata smarrita un po’ per forza, con il passaggio dalla prima alla seconda repubblica (con la militanza in Forza Italia), ma è stato lieto di ricordare tutti i suoi trascorsi nel Pri. Abbiamo, tra l’altro, evocato insieme la lezione di Ugo La Malfa, quella di Spadolini, quella di Giorgio La Malfa, anche lui eletto nel Piemonte. Forse il grande vicepresidente della Costituente Giovanni Conti, fondatore di questo giornale, la cui lezione mi è stata trasmessa soprattutto attraverso il grande Guglielmo Negri (tra l’altro anche presidente del PRI), avrebbe detto che si è trattato di un colloquio “tra due repubblicani in Repubblica”.
Ebbene, ma per venire a un punto di pregnante attualità, stavo attendendo in questi giorni la risposta del cordiale ministro sull’adesione al Comitato dei Garanti dell’Academy. Ho dovuto, però, come tanti seguire uno di quei troppi tormentoni italiani, agitati da certa stampa in gioco di sponda con certi talk show, sul fatto che al Giffoni Film Festival il Ministro si fosse emozionato, sulla scia di quella che adesso si definisce “eco-ansia”. Per fortuna che ci sono Ministri che ancora si emozionano davanti alle lacrime di una ragazza che avrebbe potuto essere sua nipote! Mi verrebbe da osservare che il diritto all’emozione è un diritto fondamentale dei cittadini, soprattutto di quelli per bene. Non voglio tediare troppo i lettori. Il Ministro Pichetto Fratin è un commercialista serio che ha svolto la sua carriera in amministrazioni locali, è stato anche assessore regionale all’industria in Piemonte, ma è rimasto un vero “repubblicano in Repubblica”. Mi è venuto spontaneo il confronto con il Ministro Luigi Di Maio, già vero e proprio furbo propagatore del verbo del dilettantismo e dell’ “uno vale uno” lanciato da Grillo. Quel giovanotto aveva preteso nel governo Conte I, uno dei peggiori della storia della Repubblica, ben due ministeri di peso: quello del lavoro e quello dello sviluppo economico. Non parliamo dei danni che ha combinato in entrambi. Ricordo che Silvio Berlusconi sosteneva che prima di essere eletto non aveva mai lavorato un giorno, non aveva mai presentato una dichiarazione dei redditi e forse non aveva mai visto un’impresa. Ma era furbissimo, algido, non solo freddo. Tra l’altro ci ha regalato il reddito di cittadinanza, che è stato il più grande progetto di diseducazione al lavoro, così come concepito, della storia repubblicana. Mi pare ci abbia poi regalato da ministro degli esteri, l’adesione alla “Via della seta” cinese, però, tranquilli: Di Maio non si emozionava. Ebbene, sono orgoglioso di aver scoperto, quasi per caso, un ministro “repubblicano in repubblica” di sana e vera cultura laica, dotato di senso serio dello Stato e delle Istituzioni, e capace di naturali e spontanee emozioni.
Credo di poter dire che l’unica volta in cui il signor Di Maio ha dimostrato un po’ di entusiasmo fu quando dal balcone di Palazzo Chigi annunciò la definitiva sconfitta della povertà. Forse era un entusiasmo pilotato, non so quanta autenticità ci fosse. Le uniche parole che ha detto in riferimento a quella reazione il Ministro Pichetto Fratin al Corriere della Sera, con elegante sobrietà (senza contribuire ad aumentare quel “tormentone all’italiana”) sono state più o meno quelle secondo cui “purtroppo” (o per fortuna?) possono esistere emozioni spontanee, legate al senso di responsabilità e di umanità. Le conseguenze dell’algido (e senza emozioni) signor Di Maio le stanno, invece, ancora pagando gli italiani, e per non poco i giovani…
Foto Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica | CC0