Non è affatto vero che tutte le vittime siano uguali e paragonabili come sostengono i cripto anti semiti per tentare di difendere l’indifendibile, cioè il pogrom di Hamas del 7 ottobre 2023. Non sta sullo stesso piano chi mette i propri familiari a fare gli scudi umani davanti ai lancia missili puntati su Israele e chi una mattina si sveglia circondato da terroristi fanatici e armati che fanno a pezzi tutta la sua famiglia.
Tempo fa sul Jerusalem post fu pubblicata una vignetta che ben spiegava la differenza tra i guerriglieri palestinesi di hamas e i soldati israeliani: i primi puntavano un mitra riparandosi dietro la culla di un bambino, i secondi puntavano lo stesso mitra ma stavano davanti alla culla. Come a proteggerla. Insomma se usi tuo figlio come una sorta di arma impropria di difesa di che ti lamenti se viene ucciso? E lo scudo è doppio: materiale e mediatico.
Questo ultimo cinico uso dell’infanzia di Gaza è ancora più infame e feroce, come d’altronde testimoniano le parole e gli ordini del capo di questi tagligole a Gaza, Sinwar: “devono morire quanti più bambini possibile per la causa palestinese”. Pietà l’è morta sì, ma per l’ideologia. E per il fanatismo religioso. Che usa l’slam come arma geopolitica e che chiama resistenza atti come quello del 7 ottobre di un anno fa.
E invece una classe dirigente internazionale che sembra occuparsi solo degli scudi umani – ribaltando la responsabilità su chi per errore li colpisce invece che contro chi così li utilizza – è oggi il vero pericolo per le nazioni libere, per le democrazie. Che guarda caso sono sempre più in minoranza in quell’Onu tanto evocata quanto precipitata in una sorta di somma algebrica tra stati canaglia e dittature da una parte – fino a mettere l’Iran a presiedere la speciale commissione dei diritti umani – e paesi democratici che si limitano a subire la prepotenza dei numeri, dall’altra. Un fallimento che ricorda lo spettro della Società delle nazioni e l’avvitamento pseudopacifista che precedette la Seconda guerra mondiale. Ieri non si osava scegliere la forza contro Hitler oggi contro Khamenei.
“Usque tandem” diceva Cicerone – riferendosi a Catilina, e noi con lui magari rivolgendoci all’Onu del noto Guterres – abutere patientiam nostram”? Ma se vogliamo citare Totò potremmo anche dirla così: “Accà nisciuno è fesso”.
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