La fortuna del partito laburista britannico è che non ha mai dovuto emanciparsi dalla dottrina marxista. Il labour party nasce dalle trade unions e dal movimento carlista, originariamente si appoggiava al partito liberale e quando appare in Inghilterra un partito comunista non ha nessuna filiazione dal labour, così come anche il fascismo inglese, che comunque verrà subito preso a manganellate piuttosto che riuscire a darle, non ha contatti di alcun tipo. Il labour ha sempre mantenuto la sua purezza politica. Questo è stato un vantaggio per l’intera nazione dal momento che non si semina l’odio di classe ed il labour party non dovrà mai subire un processo di democratizzazione imposto. Nasce come partito democratico e soffre di un problema completamente diverso, la troppa vicinanza ai liberali. Ha perso le elezioni quindici anni fa perché Tony Blair, per l’ appunto, non lo distinguevi più da un liberal. Il rigetto di Tony Blair e la leadership Corbin sono state scelte un po’ troppo radicali per l’elettorato di quel partito che ha segnato il passo, poi i conservatori hanno scommesso sulla Brexit, Blair era europeista, accelerando la loro rovina. L’Inghilterra separata dall’Europa ha fallito come modello e qui bisognerà vedere se i laburisti per rimediare alla crisi economica e sociale in cui è precipitato il loro paese inizieranno a ripercorrere il filo delle politiche del vecchio Tony. Se si vuole fare un rimprovero ai laburisti britannici è la loro cautela in tutto.
Nel complesso anche all’Europa farebbe bene un ritorno dell’Inghilterra fra le sue fila, dal momento che non se la passa benissimo. intanto non c’è onda nera in Inghilterra, quel fesso di Farage è al dieci percento sovrastato giustamente persino dal partito liberale che ha una vita durissima dal momento che i due maggiori partiti gli hanno sempre preso tutti i contenuti possibili, tanto che il suo leader per farsi notare ha dovuto gettarsi nel vuoto appeso ad un elastico, letteralmente. I liberal si sono compromessi nell’alleanza di governo Cameron e ci hanno messo un po’ di tempo a tornare a galla. Da oggi hanno di nuovo la possibilità di diventare i capi dell’opposizione, dal momento che i conservatori escono con le ossa rotte dalla prova del voto. Ci fosse stata la presenza inglese alle elezioni europee, nessuno si metterebbe a parlare di Europa a destra e di conservatori terza forza, terrebbe le penne abbassate.
L’Inghilterra servirebbe anche come modello istituzionale da osservare. Il premier, non è eletto e pure è regolarmente stabile, tranne quando non ne azzecca una, in quel caso lo sir rimuove facilmente, infatti i conservatori ne hanno cambiati ben quattro in otto anni e questo però, rappresenta un’ eccezione. Tony Blair rimase a Downing street più di dieci anni, così come Margareth Thatcher e senza bisogno di modificare la costituzione, l’Inghilterra non ce l’ha più da due secoli buoni, la costituzione. Per non fare pasticci, meglio metterla in una teca piuttosto, se davvero si é convinti che non la si possa più applicare. Naturalmente ci sono tre elementi da tenere presente, l’Inghilterra ha una monarchia che ha combattuto il fascismo europeo in prima persona, dei partiti storici che nessuno ha mai pensato di mettere in discussione dagli inizi del secolo scorso ed un parlamento che nel ‘seicento decapitò un re, tanto per far sapere della sua autorità al mondo. Dispone anche di un sistema maggioritario puro, quello che per l’appunto consente al governo di nascere la sera delle elezioni, proprio come vorrebbero in Italia quelli che quando scrivono la legge elettorale, se ne inventano di ogni per mantenere la quota proporzionale.