La manifestazione di Milano ha mostrato che esiste in Italia una splendida aristocrazia antifascista, capace di distinguere, ed è una questione sicuramente fondamentale per il popolo sovrano, fra “libertà” e “liberazione”. Solo coloro che discendono dai partiti dell’arco costituzionale, possono fregiarsi dell’onore dato a chi si riconosce nel 25 aprile. Il trionfo del sangue puro della nazione. Mai qualcuno di essi avesse avuto il grande merito di nascere in famiglie davvero antifasciste, non in quelle antifasciste dell’ultimo minuto, i cui discendenti magari persino tergiversano nel definirsi in un modo che tanto mai potranno pienamente essere, costui sarebbe ancora più eguale degli altri, una élite dell’élite. La conseguenza indiretta, ma immediata, di questa celebrazione aristocratica dell’antifascismo milanese, si è vista nella piccola provincia di Viterbo, dove un fiero presidente dell’Anpi si è rifiutato di stringere la mano ad un esponente del governo bardato di fascia tricolore presente ad una dovuta manifestazione, il sottosegretario Vittorio Sgarbi. La liberazione dal salutare chi non è considerato proprio pari. Chissà che un esecutivo tanto meschino possa mai valutare per ripicca di tagliare i sovvenzionamenti all’Anpi. Sgarbi, non è un reduce di Salò come era Dario Fo, applaudito frequentatore della piazza di Milano. Se Sgarbi non è ritenuto degno di rientrare nel novero della nuova civiltà antifascista forgiatasi a Milano, meglio iniziare a risparmiare i soldi dello Stato.
Manco ci è passato per la testa di andare a Milano, dove si fischia e si insulta ogni anno la Brigata ebraica, che pure la lotta di liberazione antifascista l’avrebbe fatta e che ciononostante gli aristocratici antifascisti milanesi accolgono al grido di “sionisti assassini”. E pure abbiamo tutti i quarti di nobiltà richiesti. Siamo persino l’unico partito dell’arco costituzionale che non si è dissolto. Solo che questa nostra eccezionalità rispetto ad una popolazione che cento anni fa fu al 95 per cento di sostenitori del fascismo, ci preoccupa, non ci conforta e non ci metteremmo a dare patenti di antifascismo ogni momento. I partecipanti della manifestazione di Milano non sembrano nemmeno preoccupati del fatto che più nessuno dei partiti del Cln esista. Non credono forse gli aristocratici antifascisti milanesi che sIa una debolezza non disporre più dei partiti che hanno firmato la Costituzione Antifascista? Erano quei partiti ad essersi opposti al fascismo senza dover attendere lo sbarco alleato per impugnare le armi, non altri.
Quegli stessi partiti magari si sarebbero accorti che la Costituzione Antifascista non è stata ancora surrogata dai missini oggi al governo. Lo è stata invece, a torto o a ragione, da un governo precedente, i cui esponenti erano tutti a Milano, in nome dell’emergenza. Persino la Chiesa cattolica ha detto che quella politica di emergenza è stata completamente inutile e la Costituzione Antifascista prevede il concordato. In Europa il fascismo che preoccupa è solo quello russo. Qui in Italia, si combatte contro i fantasmi e i loro nipotini. I nostri aristocratici milanesi vivono un sogno in pieno giorno. Di notte non dormono all’ombra del più semplice dubbio. Sono stati al governo della Repubblica ininterrottamente per tanti anni e con tanta ostentata tracotanza. Poi, improvvisamente, un miserabile partitino dalla spregevole origine missina, dal 4 per cento che aveva, balza al trenta! Un po’ in tutte le epoche, l’aristocrazia finisce con lo scoprire la sua autentica debolezza, quella di non farsi mai troppe domande.
cco