Nel corso di una visita del presidente di Confindustria Bonomi a Kyiv per discutere il coinvolgimento delle aziende italiane nella ricostruzione, il governo Ucraino ha sferrato un attacco contro il colosso Danieli, accusato di fornire le sue piattaforme all’esercito russo. La Danieli è un eccellenza della nostra industria siderurgica capace di fatturare più di 4 miliardi all’anno e che conta almeno tre sedi nella Russia di Putin. Come si fa a chiederle di interrompere la sua linea commerciale in quel paese proprio nel momento di maggiore richiesta? La Danieli non è un’associazione no profit. Quelle sono le Ogn. La Danieli è in Russia, ma anche altrove per fare soldi. Per cui solo dei dirigenti di paglia chiuderebbero i registri e sbaraccherebbero i comparti aziendali per piegarsi alla legge internazionale. Se invece dispone di dirigenti ferrati nel loro mestiere, questi si inventerebbero qualsiasi cosa per sfruttare l’opportunità. È lo spirito selvaggio del capitalismo il principale alleato della Russia di Putin contro le sanzioni. Quando questo spirito si ritrova limitato da una normativa, si attiva per raggirarla. Se un paese è povero può ancora darsi che le leggi funzionino, il guadagno è troppo scarso per correre il rischio. Se un paese è ricco non c’è modo di fermare le infrazioni. La Danieli è finita nell’occhio del ciclone perché rappresenta un sostegno militare, ma vi sono aziende che continuano ad operare in Russia con la massima tranquillità, la francese Carrefour non ha mai sgombrato un solo scaffale dei suoi supermercati né a Mosca, né altrove.
Ancora qualche giorno fa Lavrov si lasciava andare alle sue confidenze nei confronti delle amicizie occidentali su cui la Russia poteva contare, una rete interminabile di affari che le sanzioni hanno solo in parte scalfito. Non c’è modo di contenere un fiume in piena come il desiderio di arricchirsi da parte di chi ha l’arricchimento come vocazione. L’America ne sa qualcosa con il presidente Grant quando si scoperse l’oro sulle colline nere. Napoleone, che mise il blocco all’Inghilterra costringendo l’Europa a coltivare la barbabietola, questa la sua sconfitta, non Lipsia. E non parliamo nemmeno del governo rivoluzionario francese, con ogni tentata legge di controllo del reddito. L’unica politica economica che in qualche modo funziona alla lettera è quella espansiva, persino in Russia nel secolo scorso, con la Nep. Escludete invece una formula di successo repressiva. Al limite per brevissimo tempo, cioè non quello con cui si svolge il conflitto in Ucraina.
La storia insegna a tenere separati i destini della guerra da quelli della politica, figurarsi quelli dell’economia. La produzione industriale russa è diminuita grazie alle sanzioni nel 2022 e sicuramente diminuirà anche nel 2023, ma come si capisce dalla capacità di aggirare le sanzioni quel tanto che resta della produzione industriale russa, che poi è concentrata interamente nel comparto bellico, è sufficiente a continuare la guerra. La Russia non era in grado di vincere l’Ucraina sul campo dal primo momento, per cui non lo sarà negli anni. Negli anni può invece fiaccare la determinazione dell’occidente. Questa la ragione per cui l’Ucraina deve poter sferrare un colpo decisivo contro l’armata russa oggi. I diciotto carri armati di fabbricazione tedesca mostrati da Kiev, fanno sorridere. Servono mille carri armati per riconquistare interamente il Donbass e servono entro questo mese.
Se Putin non viene ricacciato interamente dalle zone conquistate, non ci sarà alcun modo di recuperare quei territori e nemmeno mai si vedrà prendere piede una trattativa possibile di pace. I russi non hanno nessun interesse al Donbass se non come corridoio verso il Mediterraneo, per cui non fermeranno mai la guerra senza conquistare Odessa. Questo è il nodo diplomatico irrisolvibile. Chi si assume il coraggio di dire al governo Ucraino, dovete dargli Odessa a cui i russi manco hanno potuto avvicinarsi? Anche perché se nonostante una guerra fallimentare, alla Russia si cede Odessa, cosa impedirà al Cremlino di continuare sulla stessa strada intrapresa, fino a dove gli pare. Eppure ogni giorno il partito della diplomazia e della trattativa insiste contro ogni logica razionale per un cedimento. Questo partito miserabile di sostenitori del modello di società autoritaria è sempre esistito all’interno della comunità europea, sono i pronipoti dei parrucconi del congresso di Vienna, i baciapile del papa Re. Non hanno nulla a che fare con lo spirito selvaggio del capitalismo. Quest’ultimo non verrebbe soffocato nemmeno se la Russia venisse cancellata dalla mappe in un colpo solo. Gli amici dei russi invece, si disperderebbero subito cambiando casacca. Chi mai lo conosceva Putin?
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