Mai come in questi ultimi giorni l’Italia deve essere riconoscente al presidente del Consiglio Mario Draghi, il quale non si è messo a spiegare il significato della santa Pasqua, magari indignando la comunità ebraica, come pure è accaduto recentemente, ma si è preoccupato, in uno dei momenti più difficili della nostra storia, esclusivamente della situazione del Paese. La sua maggioranza parlamentare, fra la pandemia e la crisi ucraina, ha dato segni di pauroso sbandamento. Per la verità li aveva dati anche in occasione delle elezioni del Capo dello Stato, eppure Draghi ha sempre tenuto botta.
Davanti alla pandemia ha preso un’Italia rattrappita su se stessa ed è riuscito a ripristinare i principi che regolano la vita democratica e di cui pure ci si era dimenticati, a cominciare dal ruolo del Parlamento. Davanti all’invasione dell’Ucraina, Draghi ha deciso di sostenere la linea di armare lo Stato assalito con tutte le implicazioni di ulteriore aiuto ed assistenza. Se non vale nemmeno più la pena di discutere della pandemia, considerate le misure prese dal governo precedente degne di quelle prese oggi a Shangai e che hanno collezionato un record di morti, sull’Ucraina il presidente del Consiglio mostra la suprema indifferenza nei confronti di un’opinione pubblica che ha mostrato il peggio di se stessa. Qualcuno ha osservato che è l’unica volta in cui è accaduto che un aggredito deve dimostrare le prove della sua innocenza. Non è esattamente così, perché questo era proprio nella favolistica del lupo e dell’agnello da Fedro a Lafontaine. Tutti i ferrivecchi del marxismo leninismo, che, come ci si accorge in Italia non sono pochi, sono usciti dai loro sepolcri per confondere una crisi regionale, irrisolta del 1600, in una crisi multipolare. Siamo arrivati al punto che il presidente dell’Associazione nazionale partigiani ritiene che non si debba armare chi resiste contro un invasore e ci manca solo che accusi la lotta di resistenza responsabile del massacro delle Fosse Ardeatine, tanto per colmare la misura. Tralasciamo volentieri professori e giornalisti che si consumano in dibattiti televisivi per sostenere che sotto una dittatura si può vivere serenamente.
Draghi preoccupato delle ragioni di una crisi energetica che si somma alle difficoltà economica si è mosso per ricercare risorse alternative e non è una cosa facile visto, che la sua maggioranza aveva appena confermato, con un voto in parlamento le restrizioni ed i vincoli agli approvvigionamenti sul gas varati dal governo Conte. Il presidente del Consiglio si è rivolto ai paesi del Maghreb e oggi c’è chi lo contesta per il caso Regeni. Eppure, l’Egitto non fa strage degli italiani che pure visitano regolarmente quel paese, per cui rafforzarne le relazioni commerciali può aiutare la verità. Draghi ha persino cercato il dialogo diretto con Putin. E’ andato al Cremlino quando il presidente statunitense bollava Putin come un criminale, ancora il ministro degli Esteri italiano offre una sponda diplomatica alla Russia. Bisogna solo essere in due per volere negoziare, ed al momento manca l’interlocutore. Ciò nonostante è ovvio che il governo abbia i suoi difetti. Come non potrebbe averli davanti ad una coalizione i cui membri sembrano più preoccupati dei propri destini elettorali che di tutto quello che avviene. Se non si riuscirà a mantenere con l’agenda, il profilo politico ed intellettuale Draghi anche domani, per l’Italia c’è da temere il peggio.