Fa piacere questo ritrovato interesse della Rai per la figura di Giuseppe Mazzini, dopo lo sceneggiato dedicato a Mameli, ecco anche un documentario notturno su Rai tre per la serie gli Inimitabili. Il target televisivo ha i tempi che si può permettere e per ricostruire una storia di Mazzini esauriente servirebbero almeno 26 ore di trasmissione. Forse la Rai potrebbe iniziare a valutarne la realizzazione. Bisogna apprezzare quello che offre. Indicativa una lettera alla madre caduta la Repubblica Romana, “l’Italia si farà”, ma “storta, zoppa e tenuta insieme con la colla”. Da qui la risposta alla domanda se Mazzini può considerarsi un profeta del Risorgimento sollevata dal conduttore Sylos Labini. Certo che sì, con la variante che il Risorgimento ebbe un percorso diverso da quello voluto da Mazzini.
Sylos Labini ha anche letto un altro testo molto toccante sulla patria. Il punto è che Mazzini in patria morirà da esule e sotto altro nome. Poi bisogna discutere della deriva imboccata dal movimento mazziniano, di coloro che ne ingrossarono le fila sperando in un successo che tardava a materializzarsi e dei tanti morti, anche giovanissimi, che lo avevano composto. Mameli, Manara, Dandolo, Morosini che ha meno di vent’anni, per citarne solo i più famosi. Fu Mazzini a mandarli a morte? Bisognerebbe allora ricordare anche quelli fucilati in Aspromonte dalle truppe piemontesi per un’impresa di Garibaldi a cui Mazzini non era favorevole. Il Risorgimento fu un fiume in piena, Mazzini non poteva certo esserne l’unico argine. Sylos Labini ha anche offerto una versione del colloquio avvenuto a Napoli con Garibaldi che aveva risalito lo Stivale. Sarebbe durato in tutto “dieci minuti”. Privi di un simile cronometro, potrebbe darsi. Garibaldi aderì alla Giovine Italia sin dalla sua formazione, 29 anni prima. Secondo Sylos Labini il generale temeva di fare la guerra all’Austria. Ci si permetta un dubbio a riguardo. Garibaldi puntava ad arrivare a Roma e credeva che il re glielo avrebbe consentito, dandogli le truppe per riuscirvi. Senza quelle probabile che Garibaldi, con l’esercito borbonico ancora alle spalle, non ritenesse nemmeno possibile mantenere la posizione di Napoli. Non è il timore di fare la guerra quello che divide il generale da Mazzini, piuttosto di non disporre dei mezzi sufficienti per farla. Comunque Mazzini chiedeva la costituente al posto del plebiscito, apprendiamo volentieri che avesse discusso anche di guerra.
Abbiamo poi ascoltato con il professor Belardelli, il professor Balzani rispondere ad una domanda molto precisa del conduttore, ovvero se la Repubblica italiana può essere considerata erede della Repubblica romana. Questione più complessa, a cui Balzani ha fornito una soluzione diplomatica. I costituenti sicuramente ebbero anche Mazzini come loro riferimento. Persino i fascisti a Salò, se è per questo, lo ritennero tale. “Torna Mazzini”, così presentò Mussolini il suo governo repubblicano sull’edizione de Il Popolo d’Italia. Mentre Belardelli ha detto che Mazzini a Roma insieme alla Repubblica voleva anche un nuovo concilio. Mettendola come preferite il fatto è che nella costituzione mazziniana, non c’è il concordato fatto da Mussolini e mantenuto dal nuovo Stato repubblicano che ancora celebra i patti lateranensi. L’architrave della costituzione romana, è che non c’è più il papa. La Chiesa non è libera come lo Stato, per questo Tocqueville tuonava contro la repubblica romana e per questo una Francia che non sapeva davvero che pesci prendere si trovò suo malgrado a sopprimere una sorella. La Francia non aveva deciso un bel niente, Luigi Bonaparte non sapeva cosa faceva il generale Oudinot ad Ostia, Mazzini sì, eccome.
Uno Stato unitario senza contropoteri che non rispondessero al popolo stesso, questa in sintesi la costituzione romana. Se poi per caso domani si arrivasse all’elezione di un premier per una repubblica che prevedeva l’elezione in Assemblea di tre consoli, non conta tanto appurare il rapporto storico fra le due costituzioni, ma che siamo completamente andati fuori rotta. L’Assemblea Romana affida il governo a tre consoli per evitare l’uomo unico al comando. Anche se a Roma nel 1849 decideva tutto Mazzini, di Mazzini ce n’era uno solo e appunto inimitabile. La Costituzione prevedeva il problema futuro, i costituenti ritengono che ci sarebbero voluti almeno tre rappresentanti del popolo che ruotassero ogni tre anni, per vagheggiare un solo Mazzini.
Museo del Risorgimento e Istituto Mazziniano Genova