Cherasco per due giorni è tornata indietro di duecento trentotto anni. Il 27 aprile del 1796 l’Armata d’Italia occupava la città, il ventiseienne generale Bonaparte si stanziava a palazzo Salmatoris ed il 29 firmava l’armistizio con gli inviati di Amadeo di Savoia. Dopo la vittoria di Mondovì in meno di due settimane dal suo comando, Bonaparte aveva terminato una guerra che durava cinque anni con il Piemonte e si preparava a firmare quello che comunemente viene considerato uno dei suoi capolavori politici militari. Cherasco si è messa in festa, rievocazioni, costumi, parate e tende da campo. Ha anche ospitato una lezione di Luigi Mascilli Migliorini, presumibilmente il più grande storico vivente, se non di tutti i tempi, di Napoleone, insieme allo storico del giacobinismo italiano, Aldo Viarengo.
A proposito di giacobini quelli piemontesi ebbero subito un’idea negativa di Bonaparte. Convinti di vederlo arrivare in armi a Torino deporre il re e magari ghigliottinarlo, quello sarebbe arrivato in carrozza per andare a teatro. Il fatto è che Bonaparte la Rivoluzione voleva concluderla non iniziarla e dunque non era affatto interessato a vagheggiare il sistema di repubbliche sorelle che gli chiedevano i giacobini italiani. In più era un soldato in un’epoca in cui i soldati privilegiavano gli aspetti militari. Gli importava un fico a Napoleone del sistema politico piemontese, una volta presa Genova e la Savoia, non aveva tempo anche di destabilizzare il resto. Bonaparte voleva solo portare la guerra in casa all’Austria e assicurarsene la sottomissione. Il trattato di Cherasco precede quello di Campoformio che getterà nel profondo sconforto Ugo Foscolo.
Quello che da Parigi appariva a Talleyrand un capolavoro diplomatico, dai patrioti e dagli illuministi italiani era considerato una sciagura. Napoleone va capito. Lui sarebbe entrato volentieri a Vienna, oramai impresa alla sua portata, ma tutte le vittorie conseguite sugli austriaci in un rapporto di uno a tre, se non di uno a quattro, senza un successo dell’Armata del Reno, che invece era ferma, si sarebbero prima o poi tramutate in un disastro. La pace con l’Austria fu un successo straordinario per il giovanissimo generale che non poteva certo compromettere con la Repubblica di Venezia che mai avrebbe potuto tenere, dal momento che dopo due soli anni, non resse nemmeno la pace. Diversa la condizione della Lombardia e della pianura padana, dal momento che quelle erano terre che sarebbero rimaste alla Francia sottratte all’Austria divennero una repubblica come quella di Genova. Napoleone era lineare nel suo operato, offrire ai sovrani sconfitti la possibilità di tenersi i loro regni, amministrare alla francese tutto quanto poteva portargli via. L’obiettivo era la pace, non la guerra permanente. Invece Napoleone non riuscì mai a comprendere che ,le monarchie non gli furono grate di lasciarle in sella nonostante le botte prese e che bisognava sempre tornare a bastonarle. La sola idea di potere commerciare con loro le nozze con una principessa di casa reale austriaca, l’amicizia con la zar di tutte le Russie, erano follia. Il sistema di governo napoleonico per quel tanto che manteneva della rivoluzione era insopportabile alle monarchie europee e l’unica Francia che avrebbero mai rispettato, sarebbe stata dei Borboni, non di un sovrano votato dal popolo.
Facile dire oggi che i repubblicani piemontesi vedessero meglio del generale consanguineo, che sarebbe stato meglio abbattere il re e la sua dinastia a Torino e che forse quella si sarebbe potuta meglio difendere. Come sarebbero tornati i Borbone in Francia, sarebbero tornati anche i Savoia in Piemonte e se leggiamo le cronache dell’epoca, la tendenza al servilismo degli italiani era un po’ più evidente di quanta ne avessero i francesi. Napoleone non era più un generale repubblicano, già durante la sua prima campagna, probabilmente smette di esserlo se non a Cherasco l’anno successivo a Rivoli. In compenso in soli dodici mesi diede agli italiani l’idea di un’indipendenza e di una unità nazionale che mai avevano avuto e che solo combattendo potevano conquistare. Alla fine Foscolo cosa fece? Si sbarazzò di Jacopo Ortis e servì nell’esercito di Napoleone fino al 1815.
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