È encomiabile l’impegno prodigato dal presidente del Consiglio italiano, signora onorevole Meloni. nei confronti del continente africano. È stata in Algeria, Egitto, Somalia, Etiopia, Tunisia e tutto in così pochi mesi da far quasi girare la testa. L’iniziativa italiana è volta ad aiutare i paesi visitati su una base di un rapporto paritario, di collaborazione e sviluppo. Nessuno sfruttamento tardo coloniale, nessun maresciallo Graziani. L’Italia vuole aiutare gli investimenti per l’istruzione ed il lavoro in questi Stati, in particolare, le nuove generazioni. Non si tratta quindi di reperire risorse energetiche alternative, quelle sono già state assicurate dal governo Draghi. Se il nuovo governo volesse mettersi in maggior sicurezza a riguardo farebbe bene ad attivare le trivelle e riaprire le piattaforme sulle nostre coste. Invece l’interesse italiano è quello di controllare i flussi migratori. In pratica, vi aiutiamo a restare nei vostri paesi di origine. Considerando che Fratelli d’Italia dall’opposizione proponeva il blocco navale, per cui schierare le cannoniere, essere passati ad una proposta di collaborazione con i governi interessati è un pregevole passo avanti. Anche rispetto a chi cercava qualche anno fa intese con le tribù locali, il miglioramento è notevole. Le tribù le conosciamo dai romanzi di Fenimore Cooper. Non erano affidabili allora, non lo sono diventate adesso.
Omaggiato il governo per le sue lodevoli intenzioni, resta da comprendere il piano di azione intrapreso. In pratica dovremo aspettare ad ottobre quando sarò definito in una specie di vertice delle due sponde del Mediterraneo. Fino allora abbiamo il biglietto da visita intestato al buon Mattei, che pure non si preoccupava di migrazione. Ora, non per essere pessimisti, ma se si tratta di fare accordi sui migranti in base alle risorse che può mettere in campo l’Italia non si andrà molto lontano. L’Etiopia conta centoquattordici milioni di persone. Può darsi che l’Italia riesca a spronare il Fondo monetario internazionale, ma varrebbe la pena di coinvolgere innanzitutto l’Unione europea, con particolare riguardo ai paesi come Francia e Spagna che pure non sono i privilegiati interlocutori del governo Meloni. Finora si sono preferiti la Polonia e la Germania, parecchio distanti dai problemi del Mediterraneo. Viene poi da notare che sì, i paesi africani visitati sono molto importanti ma il cuore del fenomeno migratorio si delinea altrove, dall’Eritrea ad esempio, dalla Nigeria, e ovviamente attraverso la Libia. Non vorremmo che il presidente del Consiglio pensasse di surrogare le difficoltà della Libia, di fatto un potere conteso, con la pretesa di stabilizzare la Tunisia, o l’intesa con l’Egitto e l’Algeria che sono militarizzati. In ogni caso l’impresa appare titanica e anche se al governo non manca lo slancio, in assenza di passi concreti quest’estate le nostre coste saranno prese d’assalto.
A vedere il videomessaggio del presidente del consiglio da Tunisi, è apparso il fantasma di Conte. Quello riuniva le telecamere a Palazzo Chigi per sciorinare le linee di condotta degli italiani. Questa attraversa il mediterraneo e ci annuncia un programma persino più fumoso e inutilmente vasto. Nessuno dei due si confronta con la stampa, meno che mai con il parlamento. È vero che Conte aveva come interlocutore Casalino. Ma cosa pensa il presidente della Tunisia del progetto italiano, l’onorevole Meloni potrebbe preoccuparci di farlo sapere? C’è un qualche fatto concreto ed immediato nelle relazioni economiche e politiche dei due paesi? Altrimenti dispiace ma siamo allo spot pubblicitario. Il governo Meloni, da Cutro in poi, sta trattando l’emergenza migranti con la stessa disinvoltura mostrata da Conte sulla pandemia da Alzano in poi. Solo che la questione migranti non si risolve certo in due anni, nemmeno chiamando Draghi ed è dal 1989 che l’Italia cerca soluzioni senza averne mai trovate di praticabili. Non vorremmo ritrovarci alle cannoniere.
Galleria della presidenza del Consiglio dei Ministri