Per quanto sia sgradevole da scriversi, il complesso delle diplomazie occidentali non ha mai considerato l’Italia un grande Paese e per i motivi più diversi. Da una unificazione avvenuta tramite una delle monarchie più scadenti in Europa, come i Savoia, al fatto che abbiamo iniziato le guerre da una parte per concluderle da un’altra, al fascismo e questo fino al 1945. Poi la mafia, la corruzione e quant’altro. Carlo Calenda alla presentazione della lista Renew Europe lamentava che da ministro un importante imprenditore tedesco con cui si era incontrato aveva lodato l’Italia per la pasta ed il calcio, la continuazione tematica di pizza e mandolino con cui ci si caratterizza spontaneamente.
A tali accuse uno potrebbe rispondere sfoderando tutti gli elementi artistici e culturali che caratterizzano l’Italia e forse anche un percorso politico di ricostruzione di una qualche importanza sotto il profilo imprenditoriale e legislativo, le eccellenze, numerose, proprie della vita italiana degli ultimi settant’anni. Solo che poi ancora non basta davanti a figure come quella appena fatta a Bruxelles. Ll’Europa va da una parte e l’Italia dall’altra. Senza nemmeno entrare nel merito, c’è un manifesto per le prossime elezioni che recita “bisogna cambiare l’Europa prima che l’Europa cambi l’Italia, e quindi a tutti gli effetti vale la reciproca, ovvero che sia l’Europa nel torto, insieme alle diplomazie occidentali, In questo caso l’Italia sarebbe un grande paese eccome, quello che difende la famosa “zucchina di mare”, che l’Europa meschina vuole estirpare. Benissimo, mettiamo che abbia ragione questo partito convinto di tanta fierezza. Tralasciamo il fatto che fino a vent’anni fa chiedeva la secessione, ha cambiato idea, ancora meglio, dica solo perché ha contraddetto il suo ministro Giorgetti ed il governo di cui fa parte? Questa è la domanda.
Se la Lega è convinta che il patto di Stabilità approvato in Europa sia lesivo e peggiorativo della possibilità di fare investimenti e di aumentare le condizioni di sviluppo del nostro, paese, cacci il suo ministro Giorgetti che ha invece dato parere favorevole. Altrimenti come si fa a non apparire come il paese dei Pulcinella, dicono una cosa, ne fanno un’altra, e non si sa cosa davvero pensano. Ma sulla Lega vogliamo stendere un velo pietoso, da quando non c’è più Bossi al vertice, non capisce più niente, era persino innamorata per un centralista assolutista come Putin, l’incarnazione stessa della repressione di ogni desiderio federale e che se per caso pensi alla secessione da un governo fallimentare come il suo, ti manda i carri armati. Ma il Pd? Il Pd che difende la sanità, i diritti degli omosessuali, quelli dei migranti, persino quelli di Scurati, come si spiega che voti come la Lega, che manco è più antifascista il 25 aprile? Il Pd non ha ministri, fa quello che gli pare. Non è così. Il Pd esprime l’estensore stesso del patto di Stabilità dell’Unione, il commissario Gentiloni, per cui o il Pd caccia Gentiloni, o si dovrebbe letteralmente suicidare per la figuraccia fatta. La Lega esce dal governo e diciamo che è a posto, il Pd deve uscire da se stesso.
Non vale nemmeno la pena di parlare delle altre forze politiche che sono riuscite nel capolavoro di contraddire i loro stessi gruppi di appartenenza. Tanto vale essere antieuropeisti e filo russi come Conte. Speriamo che gli italiani ci pensino al momento di votare, perché davvero mancano le parole per quanto si è visto. Gentiloni ha mostrato tutta la sua presenza di spirito, abbiamo unito finalmente la politica italiana, ha detto, ed è vero.. Solo che ancora una volta l’Italia è riuscita a distinguersi da tutti gli altri ventisette Paesi, come quella con il deficit pubblico di gran lunga più alto dell’Unione europea nel 2023, dopo la Grecia ed il solo in aumento, insieme alla Francia. Soprattutto e l’unico, come ha scritto Fubini su Corriere della sera di oggi “i cui eurodeputati di maggioranza e opposizione — in blocco — si astengono o votano contro le regole di bilancio” della Comunità. Un grande paese, appunto.
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